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  • Maria Gottardo
    OLIO DI CBD.
    UTILIZZO DEI CANNABINOIDI DELLA CANNABIS SATIVA PER LE MALATTIE DELL OCCHIO

    Le patologie oculari sono numerose e diffuse: infatti è facile imbattersi in disturbi e malattie della vista di svariata entità e gravità nel corso della propria vita. Nonostante siano molteplici gli approcci terapeutici per le patologie oculari è sempre maggiore l’interesse nello sperimentare un trattamento naturale, non invasivo e sostenibile per migliorare la sintomatologia delle patologie oculari.

    Le patologie oculari più conosciute e i cui sintomi possono essere di notevole entità sono: cataratta, glaucoma, degenerazione maculare senile, distacco di retina, cheratocono, cecità, retinoblastoma, disturbi della vista e molte altre. I cannabinoidi possono rappresentare un’alternativa o un supporto ai farmaci comunemente utilizzati e alle terapie convenzionali per problemi oculari. In questo articolo approfondiremo, in particolare, l’uso del cannabidiolo CBD nel trattamento di pazienti affetti di patologie oculari.

    INTRODUZIONE AL CBD E AI SUOI BENEFICI
    Il CBD è il cannabinoide maggiormente rappresentato nella pianta di Cannabis Sativa, una pianta appartenente alla famiglia Cannabaceae, anche comunemente nota come Canapa o Marijuana. La Canapa sativa coltivata in Italia ovvero la cannabis light è utilizzata anche ai fini della produzione di cannabis terapeutica, disponibile su prescrizione medica.

    Tra i numerosi composti presenti nelle piante di cannabis, come flavonoidi, isoflavonoidi, cannabinoidi e terpeni , il CBD è uno dei composti principali e non ha effetti psicoattivi. Infatti, al contrario del suo cugino psicoattivo meno stimabile, il tetraidrocannabinolo (o THC), il CBD derivato dalla canapa non produce effetti psicoattivi e non è quindi inebriante: THC e CBD sono infatti cannabinoidi distinti che non devono essere confusi.

    L’uso della cannabis e in particolare di prodotti a base di cannabis o a base di THC e CBD sono sempre più ricercati ma tra tutti il composto maggiormente ricercato è il CBD. Il cannabidiolo è ben noto per i suoi numerosi benefici terapeutici, tra cui la riduzione del dolore e le proprietà antinfiammatorie, la gestione dell’ansia e della depressione e persino il suo potenziale terapeutico nel trattamento di pazienti affetti da epilessia e molto altro. Diversi studi suggeriscono che l’efficacia del cannabidiolo nel garantire potenziali benefici alla salute, tra cui il miglioramento della qualità del sonno, la riduzione dell’infiammazione associata a condizioni di dolore cronico come la sindrome dell’intestino irritabile e persino una maggiore lucidità mentale.

    SISTEMA ENDOCANNABINOIDE
    In che modo il CBD esplica le sue funzioni?

    I suoi effetti benefici sono una conseguenza del modo in cui il nostro organismo assimila il principio attivo presente nella canapa medica e cioè attraverso il sistema endocannabinoide.

    Esattamente come il sistema nervoso, il sistema immunitario e il sistema endocrino, con cui preferisce interagire come modulatore, il sistema endocannabinoide è uno dei sistemi biologici presenti nel corpo umano. L’insieme degli endocannabinoidi presenti in un individuo viene identificato come sistema endocannabinoide. Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di un’ampia varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore, il piacere e il sonno dell’umore.

    È possibile immaginare il sistema endocannabinoide come un sistema costituito da tre elementi:

    Il primo elemento costituente sono i cannabinoidi, che possono essere endogeni (endocannabinoidi) o esogeni (fitocannabinoidi), presenti naturalmente in diverse piante, ma soprattutto nella Cannabis. Questi ultimi sono molecole che trasmettono segnali e informazioni ad altre cellule del corpo umano, agiscono come “messaggeri” nel nostro organismo.

    Di cannabinoidi se ne distinguono due tipi:

    Endocannabinoidi: cannabinoidi che originano all’interno del nostro corpo, come il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) e l’anandamide; sono piccole molecole segnale derivanti dall’acido arachidonico, in grado di attivare i rispettivi recettori.
    Fitocannabinoidi: cannabinoidi che provengono dall’esterno, ovvero esogeni; essi si trovano nella pianta di cannabis o nella cannabis light.
    Due dei cannabinoidi più noti sono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD).

    Il secondo elemento costituente sono i recettori dei cannabinoidi, ovvero l’elemento necessario per la trasmissione del segnale. I recettori dei cannabinoidi, distribuiti in vari sistemi e membrane del nostro corpo, si dividono in due tipi fondamentali: recettori CB1 e CB2. Semplificando, potremmo dire che il recettore CB1 è ben rappresentato nel sistema nervoso e nel cervello, mentre il recettore CB2 è maggiormente presente nel sistema immunitario. Il terzo ed ultimo elemento costituente sono gli enzimi, ovvero le proteine che consentono praticamente la comunicazione tra cannabinoidi e recettori endocannabinoidi.

    Il CBD, che a differenza del THC ricordiamo non avere effetti psicotropi, agisce indirettamente sui recettori del sistema endocannabinoide; esso infatti non agisce su una particolare patologia, ma è piuttosto una sostanza “regolatrice” in grado di modulare il nostro sistema endocannabinoide.

    Sostanzialmente, il CBD può modulare meccanismi già esistenti nel nostro corpo: nel momento in cui si verifica uno squilibrio nel sistema endocannabinoide, la modulazione fornita dal cannabidiolo – agendo, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio – tende a ripristinare l’equilibrio originario.

    PATOLOGIE OCULARI E PERDITA DELLA VISTA
    Le malattie degli occhi sono un gruppo di condizioni che possono portare alla perdita della vista. Alcune delle malattie oculari più comuni includono la degenerazione maculare, la retinopatia diabetica, la cataratta e il glaucoma; inoltre le persone affette da cecità in tutto il mondo sono circa 36 milioni. Le malattie degli occhi possono essere causate da diversi fattori, tra cui l’invecchiamento, la genetica, lo stile di vita, infezioni e infiammazioni.

    La perdita della vista può essere parziale o totale, temporanea o permanente. È importante diagnosticare e trattare le malattie oculari il prima possibile per prevenire la perdita della vista. Il CBD potrebbe avere un effetto benefico in alcune di esse in modo da prevenire ulteriori danni che il progredire di alcune patologie oculari può causare.

    GLAUCOMA – CAUSE, SINTOMI E TRATTAMENTO
    Il glaucoma è una malattia che danneggia il nervo ottico ed è dovuta ad una eccessiva pressione intraoculare. E’ una malattia grave ed è la prima causa di cecità irreversibile al mondo. I pazienti affetti da glaucoma sono caratterizzati da un aumento della pressione intraoculare (PIO) o da un danno al nervo ottico. Ad aumentare la pressione intraoculare – o pressione endobulbare- nel glaucoma, è la pressione risultante dall’equilibrio tra la secrezione di liquido da una parte del corpo ciliare (struttura situata dietro l’iride) e il suo deflusso dall’occhio.

    In condizioni fisiologiche il ciclo continuo di produzione e riassorbimento consente di mantenere sempre una pressione positiva all’interno dell’occhio compresa tra i 10 e i 20 millimetri di mercurio. Quando la pressione intraoculare supera i 20 millimetri di mercurio si parla di un’elevata pressione intraoculare e se la condizione non è trattata può portare al glaucoma.

    Esistono 3 forme di glaucoma: glaucoma primario ad angolo aperto, glaucoma ad angolo stretto e glaucoma congenito.

    Il primo, è il più frequente. Il liquido prodotto nella camera anteriore dell’occhio per nutrire e dare consistenza al bulbo oculare, raggiunge l’angolo formato da iride e cornea all’interno dell’occhio, ma non viene adeguatamente filtrato; di conseguenza la pressione aumenta. L’entità dei danni al nervo ottico e la rapidità con cui essi si instaurano dipende dall’entità della pressione oculare, dal tempo in cui essa rimane elevata, dall’età del paziente e da altri fattori.
    Il secondo è meno frequente, lo si riscontra più spesso negli anziani e nei pazienti ipermetropi, specie di sesso femminile.
    In questo caso l’accesso l liquido prodotto nella parte anteriore dell’occhio per nutrire e dare consistenza al bulbo oculare al sistema di deflusso è ostacolato dal fatto che l’angolo formato da iride e cornea ha un’ampiezza ridotta rispetto al normale. In determinate condizioni (lettura protratta, emozioni improvvise, permanenza al buio, uso di farmaci locali o generali che dilatano la pupilla) può scatenare un attacco acuto di glaucoma, evento molto grave che può portare ad una notevole compromissione nella funzione visiva, irreversibile. L’attacco acuto di glaucoma è caratterizzato da un violento dolore in regione orbitaria spesso associato a nausea e notevole abbassamento della vista.
    Il terzo è già presente alla nascita o immediatamente negli anni successivi e la causa della malattia è da ricercare in alterazioni strutturali congenite.
    Il glaucoma può manifestarsi con sintomi associati che possono includere visione offuscata, dolore agli occhi, nausea e vomito. Tuttavia, molte persone con glaucoma non presentano sintomi fino a quando la malattia non è avanzata. Il trattamento del glaucoma può includere colliri, farmaci orali o interventi chirurgici. Purtroppo, alcuni di questi trattamenti possono causare effetti collaterali indesiderati.

    CANNABIS E GLAUCOMA: COME AIUTA IL CBD NEL TRATTAMENTO DEL GLAUCOMA?
    Il CBD ha dimostrato di avere effetti neuroprotettivi e antinfiammatori che possono essere utili nel trattamento del glaucoma. Uno studio ha scoperto che il CBD può ridurre la PIO e proteggere il nervo ottico dal danno.

    Studi hanno evidenziato che il CBD può alleviare il dolore oculare e rallentare la perdita della vista agendo sull’infiammazione causata dal danneggiamento del nervo oculare e conseguentemente la terapia a base di CBD può indurre una riduzione della pressione oculare: meno infiammazione equivale a meno dolore e gonfiore interno e quindi meno pressione sia per i vasi sanguigni sia per altre parti dell’occhio. Grazie alla capacità del CBD di aiutare a ridurre l’infiammazione dell’occhio, i possibili effetti della cannabis si estendono anche nell’alleviare il dolore associato al glaucoma. Ciò significa che il consumo di cannabinoidi ed in particolare del CBD potrebbe essere un’opzione di trattamento efficace e sicura per le persone con glaucoma.

    CBD E IL SUO EFFETTO SUL NERVO OTTICO E SULLA PRESSIONE OCULARE
    Il nervo ottico è responsabile di trasmettere le informazioni visive dagli occhi al cervello. Nel glaucoma, il nervo ottico viene danneggiato, il che in alcuni casi può portare alla perdita della vista.

    Il CBD può proteggere il nervo ottico dal danno causato dal glaucoma e da altri fattori di stress. Inoltre, il CBD può ridurre la PIO, che è un fattore di rischio importante per il glaucoma. Uno studio del 2015 ha scoperto che il CBD può ridurre la PIO di oltre il 25% nelle persone con glaucoma. Ciò significa che il CBD potrebbe essere un trattamento promettente per il glaucoma e altre malattie oculari.

    PROPRIETÀ ANTI-INFIAMMATORIE DEL CBD PER LE MALATTIE DEGLI OCCHI
    L’infiammazione è una risposta del sistema immunitario a una lesione o un’infezione. Tuttavia, l’infiammazione cronica può causare danni ai tessuti e alle cellule, incluso il nervo ottico. Il CBD ha proprietà anti-infiammatorie che possono aiutare a ridurre l’infiammazione dell’occhio e prevenire il danno del nervo ottico. Inoltre, il CBD può aiutare a ridurre il dolore associato all’infiammazione dell’occhio.

    Uno studio del 2018 ha scoperto che il CBD può ridurre l’infiammazione nell’occhio causata dalla chirurgia della cataratta. Ciò significa che il CBD potrebbe essere utile nel trattamento di altre malattie oculari che causano infiammazione.

    COME USARE IL CBD PER IL TRATTAMENTO DELLE MALATTIE DEGLI OCCHI?
    Ci sono diverse forme di CBD disponibili per il trattamento delle malattie degli occhi, tra cui olio di CBD, capsule, spray e colliri.

    Il dosaggio e il metodo di somministrazione dipendono dal tipo di malattia oculare e dalla gravità della condizione. È importante consultare il proprio medico prima di iniziare qualsiasi trattamento con CBD per le malattie degli occhi. Inoltre, è importante acquistare prodotti di CBD di alta qualità da fonti affidabili per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento.

    PRECAUZIONI ED EFFETTI COLLATERALI DELL’USO DI CBD PER LE MALATTIE DEGLI OCCHI
    Anche se il CBD è considerato sicuro e ben tollerato dalla maggior parte delle persone, ci sono alcune precauzioni da prendere in considerazione quando si utilizza per le malattie degli occhi.

    Ad esempio, il CBD può interagire con alcuni farmaci, quindi è importante informare il proprio medico in caso di assunzione di altri farmaci. Inoltre, il CBD può causare effetti collaterali come secchezza delle fauci, nausea e vertigini. È importante monitorare attentamente gli effetti del CBD durante il trattamento per le malattie degli occhi e informare il proprio medico di eventuali effetti collaterali o sintomi nuovi o peggiorati.

    CONCLUSIONI – IL POTENZIALE DEL CBD NEL TRATTAMENTO DELLE MALATTIE DEGLI OCCHI
    In sintesi, il CBD ha dimostrato di avere un potenziale significativo nel trattamento delle malattie degli occhi e della perdita della vista. Il CBD può proteggere il nervo ottico, ridurre la PIO e l’infiammazione dell’occhio, e alleviare il dolore associato alle malattie oculari.

    Tuttavia, è importante consultare il proprio medico prima di utilizzare il CBD per il trattamento delle malattie degli occhi e di monitorare attentamente gli effetti del trattamento. Il CBD potrebbe essere un’alternativa promettente ai trattamenti convenzionali per le malattie degli occhi, ma è necessaria ulteriore ricerca per determinare la sua efficacia e sicurezza a lungo termine.

    Se sei interessato al trattamento delle malattie degli occhi con il CBD, contattami in WhatsApp al.338 2922472.
    Consulenza gratuita

    Articolo scritto da Cecilia Pinchera

    Cecilia Pinchera
    Biologa molecolare, laureata in Scienze Biologiche e successivamente in Genetica e Biologia Molecolare. Durante la laurea magistrale ha svolto attività di ricerca nel campo della neurofisiopatologia, occupandosi, in particolare, della SLA e dei suoi meccanismi neurodegenerativi e fisiopatologici.

    Ai sensi del D.M. Min. Salute del 7.08.2023 le composizioni per somministrazione ad uso orale di CBD ottenuto da estratti di cannabis sono inseriti nella tabella dei medicinali, sezione B, di cui al DPR 309/1990. Al contempo, al pari di altre sostanza farmacologicamente attive (glicerina, bromelina, acido azelaico ecc.), il Cannabidiolo può anche essere impiegato come ingrediente nella formulazione di prodotti cosmetici, dal momento che, pur avendo effetti sul corpo, questi non incidono in maniera significativa nei processi biochimici umani. Il Cannabidiolo, infatti, è ammesso dal Reg. (CE) n. 1223/2009 come ingrediente cosmetico sia di produzione sintetica che di origini naturali.
    Maria Gottardo OLIO DI CBD. UTILIZZO DEI CANNABINOIDI DELLA CANNABIS SATIVA PER LE MALATTIE DELL OCCHIO Le patologie oculari sono numerose e diffuse: infatti è facile imbattersi in disturbi e malattie della vista di svariata entità e gravità nel corso della propria vita. Nonostante siano molteplici gli approcci terapeutici per le patologie oculari è sempre maggiore l’interesse nello sperimentare un trattamento naturale, non invasivo e sostenibile per migliorare la sintomatologia delle patologie oculari. Le patologie oculari più conosciute e i cui sintomi possono essere di notevole entità sono: cataratta, glaucoma, degenerazione maculare senile, distacco di retina, cheratocono, cecità, retinoblastoma, disturbi della vista e molte altre. I cannabinoidi possono rappresentare un’alternativa o un supporto ai farmaci comunemente utilizzati e alle terapie convenzionali per problemi oculari. In questo articolo approfondiremo, in particolare, l’uso del cannabidiolo CBD nel trattamento di pazienti affetti di patologie oculari. INTRODUZIONE AL CBD E AI SUOI BENEFICI Il CBD è il cannabinoide maggiormente rappresentato nella pianta di Cannabis Sativa, una pianta appartenente alla famiglia Cannabaceae, anche comunemente nota come Canapa o Marijuana. La Canapa sativa coltivata in Italia ovvero la cannabis light è utilizzata anche ai fini della produzione di cannabis terapeutica, disponibile su prescrizione medica. Tra i numerosi composti presenti nelle piante di cannabis, come flavonoidi, isoflavonoidi, cannabinoidi e terpeni , il CBD è uno dei composti principali e non ha effetti psicoattivi. Infatti, al contrario del suo cugino psicoattivo meno stimabile, il tetraidrocannabinolo (o THC), il CBD derivato dalla canapa non produce effetti psicoattivi e non è quindi inebriante: THC e CBD sono infatti cannabinoidi distinti che non devono essere confusi. L’uso della cannabis e in particolare di prodotti a base di cannabis o a base di THC e CBD sono sempre più ricercati ma tra tutti il composto maggiormente ricercato è il CBD. Il cannabidiolo è ben noto per i suoi numerosi benefici terapeutici, tra cui la riduzione del dolore e le proprietà antinfiammatorie, la gestione dell’ansia e della depressione e persino il suo potenziale terapeutico nel trattamento di pazienti affetti da epilessia e molto altro. Diversi studi suggeriscono che l’efficacia del cannabidiolo nel garantire potenziali benefici alla salute, tra cui il miglioramento della qualità del sonno, la riduzione dell’infiammazione associata a condizioni di dolore cronico come la sindrome dell’intestino irritabile e persino una maggiore lucidità mentale. SISTEMA ENDOCANNABINOIDE In che modo il CBD esplica le sue funzioni? I suoi effetti benefici sono una conseguenza del modo in cui il nostro organismo assimila il principio attivo presente nella canapa medica e cioè attraverso il sistema endocannabinoide. Esattamente come il sistema nervoso, il sistema immunitario e il sistema endocrino, con cui preferisce interagire come modulatore, il sistema endocannabinoide è uno dei sistemi biologici presenti nel corpo umano. L’insieme degli endocannabinoidi presenti in un individuo viene identificato come sistema endocannabinoide. Il sistema endocannabinoide agisce sulla regolazione di un’ampia varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore, il piacere e il sonno dell’umore. È possibile immaginare il sistema endocannabinoide come un sistema costituito da tre elementi: Il primo elemento costituente sono i cannabinoidi, che possono essere endogeni (endocannabinoidi) o esogeni (fitocannabinoidi), presenti naturalmente in diverse piante, ma soprattutto nella Cannabis. Questi ultimi sono molecole che trasmettono segnali e informazioni ad altre cellule del corpo umano, agiscono come “messaggeri” nel nostro organismo. Di cannabinoidi se ne distinguono due tipi: Endocannabinoidi: cannabinoidi che originano all’interno del nostro corpo, come il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) e l’anandamide; sono piccole molecole segnale derivanti dall’acido arachidonico, in grado di attivare i rispettivi recettori. Fitocannabinoidi: cannabinoidi che provengono dall’esterno, ovvero esogeni; essi si trovano nella pianta di cannabis o nella cannabis light. Due dei cannabinoidi più noti sono il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). Il secondo elemento costituente sono i recettori dei cannabinoidi, ovvero l’elemento necessario per la trasmissione del segnale. I recettori dei cannabinoidi, distribuiti in vari sistemi e membrane del nostro corpo, si dividono in due tipi fondamentali: recettori CB1 e CB2. Semplificando, potremmo dire che il recettore CB1 è ben rappresentato nel sistema nervoso e nel cervello, mentre il recettore CB2 è maggiormente presente nel sistema immunitario. Il terzo ed ultimo elemento costituente sono gli enzimi, ovvero le proteine che consentono praticamente la comunicazione tra cannabinoidi e recettori endocannabinoidi. Il CBD, che a differenza del THC ricordiamo non avere effetti psicotropi, agisce indirettamente sui recettori del sistema endocannabinoide; esso infatti non agisce su una particolare patologia, ma è piuttosto una sostanza “regolatrice” in grado di modulare il nostro sistema endocannabinoide. Sostanzialmente, il CBD può modulare meccanismi già esistenti nel nostro corpo: nel momento in cui si verifica uno squilibrio nel sistema endocannabinoide, la modulazione fornita dal cannabidiolo – agendo, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio – tende a ripristinare l’equilibrio originario. PATOLOGIE OCULARI E PERDITA DELLA VISTA Le malattie degli occhi sono un gruppo di condizioni che possono portare alla perdita della vista. Alcune delle malattie oculari più comuni includono la degenerazione maculare, la retinopatia diabetica, la cataratta e il glaucoma; inoltre le persone affette da cecità in tutto il mondo sono circa 36 milioni. Le malattie degli occhi possono essere causate da diversi fattori, tra cui l’invecchiamento, la genetica, lo stile di vita, infezioni e infiammazioni. La perdita della vista può essere parziale o totale, temporanea o permanente. È importante diagnosticare e trattare le malattie oculari il prima possibile per prevenire la perdita della vista. Il CBD potrebbe avere un effetto benefico in alcune di esse in modo da prevenire ulteriori danni che il progredire di alcune patologie oculari può causare. GLAUCOMA – CAUSE, SINTOMI E TRATTAMENTO Il glaucoma è una malattia che danneggia il nervo ottico ed è dovuta ad una eccessiva pressione intraoculare. E’ una malattia grave ed è la prima causa di cecità irreversibile al mondo. I pazienti affetti da glaucoma sono caratterizzati da un aumento della pressione intraoculare (PIO) o da un danno al nervo ottico. Ad aumentare la pressione intraoculare – o pressione endobulbare- nel glaucoma, è la pressione risultante dall’equilibrio tra la secrezione di liquido da una parte del corpo ciliare (struttura situata dietro l’iride) e il suo deflusso dall’occhio. In condizioni fisiologiche il ciclo continuo di produzione e riassorbimento consente di mantenere sempre una pressione positiva all’interno dell’occhio compresa tra i 10 e i 20 millimetri di mercurio. Quando la pressione intraoculare supera i 20 millimetri di mercurio si parla di un’elevata pressione intraoculare e se la condizione non è trattata può portare al glaucoma. Esistono 3 forme di glaucoma: glaucoma primario ad angolo aperto, glaucoma ad angolo stretto e glaucoma congenito. Il primo, è il più frequente. Il liquido prodotto nella camera anteriore dell’occhio per nutrire e dare consistenza al bulbo oculare, raggiunge l’angolo formato da iride e cornea all’interno dell’occhio, ma non viene adeguatamente filtrato; di conseguenza la pressione aumenta. L’entità dei danni al nervo ottico e la rapidità con cui essi si instaurano dipende dall’entità della pressione oculare, dal tempo in cui essa rimane elevata, dall’età del paziente e da altri fattori. Il secondo è meno frequente, lo si riscontra più spesso negli anziani e nei pazienti ipermetropi, specie di sesso femminile. In questo caso l’accesso l liquido prodotto nella parte anteriore dell’occhio per nutrire e dare consistenza al bulbo oculare al sistema di deflusso è ostacolato dal fatto che l’angolo formato da iride e cornea ha un’ampiezza ridotta rispetto al normale. In determinate condizioni (lettura protratta, emozioni improvvise, permanenza al buio, uso di farmaci locali o generali che dilatano la pupilla) può scatenare un attacco acuto di glaucoma, evento molto grave che può portare ad una notevole compromissione nella funzione visiva, irreversibile. L’attacco acuto di glaucoma è caratterizzato da un violento dolore in regione orbitaria spesso associato a nausea e notevole abbassamento della vista. Il terzo è già presente alla nascita o immediatamente negli anni successivi e la causa della malattia è da ricercare in alterazioni strutturali congenite. Il glaucoma può manifestarsi con sintomi associati che possono includere visione offuscata, dolore agli occhi, nausea e vomito. Tuttavia, molte persone con glaucoma non presentano sintomi fino a quando la malattia non è avanzata. Il trattamento del glaucoma può includere colliri, farmaci orali o interventi chirurgici. Purtroppo, alcuni di questi trattamenti possono causare effetti collaterali indesiderati. CANNABIS E GLAUCOMA: COME AIUTA IL CBD NEL TRATTAMENTO DEL GLAUCOMA? Il CBD ha dimostrato di avere effetti neuroprotettivi e antinfiammatori che possono essere utili nel trattamento del glaucoma. Uno studio ha scoperto che il CBD può ridurre la PIO e proteggere il nervo ottico dal danno. Studi hanno evidenziato che il CBD può alleviare il dolore oculare e rallentare la perdita della vista agendo sull’infiammazione causata dal danneggiamento del nervo oculare e conseguentemente la terapia a base di CBD può indurre una riduzione della pressione oculare: meno infiammazione equivale a meno dolore e gonfiore interno e quindi meno pressione sia per i vasi sanguigni sia per altre parti dell’occhio. Grazie alla capacità del CBD di aiutare a ridurre l’infiammazione dell’occhio, i possibili effetti della cannabis si estendono anche nell’alleviare il dolore associato al glaucoma. Ciò significa che il consumo di cannabinoidi ed in particolare del CBD potrebbe essere un’opzione di trattamento efficace e sicura per le persone con glaucoma. CBD E IL SUO EFFETTO SUL NERVO OTTICO E SULLA PRESSIONE OCULARE Il nervo ottico è responsabile di trasmettere le informazioni visive dagli occhi al cervello. Nel glaucoma, il nervo ottico viene danneggiato, il che in alcuni casi può portare alla perdita della vista. Il CBD può proteggere il nervo ottico dal danno causato dal glaucoma e da altri fattori di stress. Inoltre, il CBD può ridurre la PIO, che è un fattore di rischio importante per il glaucoma. Uno studio del 2015 ha scoperto che il CBD può ridurre la PIO di oltre il 25% nelle persone con glaucoma. Ciò significa che il CBD potrebbe essere un trattamento promettente per il glaucoma e altre malattie oculari. PROPRIETÀ ANTI-INFIAMMATORIE DEL CBD PER LE MALATTIE DEGLI OCCHI L’infiammazione è una risposta del sistema immunitario a una lesione o un’infezione. Tuttavia, l’infiammazione cronica può causare danni ai tessuti e alle cellule, incluso il nervo ottico. Il CBD ha proprietà anti-infiammatorie che possono aiutare a ridurre l’infiammazione dell’occhio e prevenire il danno del nervo ottico. Inoltre, il CBD può aiutare a ridurre il dolore associato all’infiammazione dell’occhio. Uno studio del 2018 ha scoperto che il CBD può ridurre l’infiammazione nell’occhio causata dalla chirurgia della cataratta. Ciò significa che il CBD potrebbe essere utile nel trattamento di altre malattie oculari che causano infiammazione. COME USARE IL CBD PER IL TRATTAMENTO DELLE MALATTIE DEGLI OCCHI? Ci sono diverse forme di CBD disponibili per il trattamento delle malattie degli occhi, tra cui olio di CBD, capsule, spray e colliri. Il dosaggio e il metodo di somministrazione dipendono dal tipo di malattia oculare e dalla gravità della condizione. È importante consultare il proprio medico prima di iniziare qualsiasi trattamento con CBD per le malattie degli occhi. Inoltre, è importante acquistare prodotti di CBD di alta qualità da fonti affidabili per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento. PRECAUZIONI ED EFFETTI COLLATERALI DELL’USO DI CBD PER LE MALATTIE DEGLI OCCHI Anche se il CBD è considerato sicuro e ben tollerato dalla maggior parte delle persone, ci sono alcune precauzioni da prendere in considerazione quando si utilizza per le malattie degli occhi. Ad esempio, il CBD può interagire con alcuni farmaci, quindi è importante informare il proprio medico in caso di assunzione di altri farmaci. Inoltre, il CBD può causare effetti collaterali come secchezza delle fauci, nausea e vertigini. È importante monitorare attentamente gli effetti del CBD durante il trattamento per le malattie degli occhi e informare il proprio medico di eventuali effetti collaterali o sintomi nuovi o peggiorati. CONCLUSIONI – IL POTENZIALE DEL CBD NEL TRATTAMENTO DELLE MALATTIE DEGLI OCCHI In sintesi, il CBD ha dimostrato di avere un potenziale significativo nel trattamento delle malattie degli occhi e della perdita della vista. Il CBD può proteggere il nervo ottico, ridurre la PIO e l’infiammazione dell’occhio, e alleviare il dolore associato alle malattie oculari. Tuttavia, è importante consultare il proprio medico prima di utilizzare il CBD per il trattamento delle malattie degli occhi e di monitorare attentamente gli effetti del trattamento. Il CBD potrebbe essere un’alternativa promettente ai trattamenti convenzionali per le malattie degli occhi, ma è necessaria ulteriore ricerca per determinare la sua efficacia e sicurezza a lungo termine. Se sei interessato al trattamento delle malattie degli occhi con il CBD, contattami in WhatsApp al.338 2922472. Consulenza gratuita Articolo scritto da Cecilia Pinchera Cecilia Pinchera Biologa molecolare, laureata in Scienze Biologiche e successivamente in Genetica e Biologia Molecolare. Durante la laurea magistrale ha svolto attività di ricerca nel campo della neurofisiopatologia, occupandosi, in particolare, della SLA e dei suoi meccanismi neurodegenerativi e fisiopatologici. Ai sensi del D.M. Min. Salute del 7.08.2023 le composizioni per somministrazione ad uso orale di CBD ottenuto da estratti di cannabis sono inseriti nella tabella dei medicinali, sezione B, di cui al DPR 309/1990. Al contempo, al pari di altre sostanza farmacologicamente attive (glicerina, bromelina, acido azelaico ecc.), il Cannabidiolo può anche essere impiegato come ingrediente nella formulazione di prodotti cosmetici, dal momento che, pur avendo effetti sul corpo, questi non incidono in maniera significativa nei processi biochimici umani. Il Cannabidiolo, infatti, è ammesso dal Reg. (CE) n. 1223/2009 come ingrediente cosmetico sia di produzione sintetica che di origini naturali.
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  • Facciamoci salvare dalla cannabis
    Poche gocce possono cambiare la tua vita!
    Cerchi un caregiver capace di seguirti nella tua terapia e di consigliarti un olio di CBD efficace , sicuro, puro e certificato?
    Ne hai sentito parlare ma non sai come utilizzarlo e quale prodotto acquistare?
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  • CBD, METABOLISMO E PERDITA DI PESO
    molti di noi hanno iniziato la lotta a quei chili di troppo .

    Si inizia a parlare sempre più spesso, infatti, dell'olio di CBD come promettente integratore alternativo per la perdita di peso.
    Ma quanto sono vere esattamente queste affermazioni?
    Il CBD può favorire davvero la perdita di peso?

    Potenzialmente sì, ma non direttamente.

    Ancora una volta entra in gioco il sistema endocannabinoide naturale del nostro corpo, che risponde a diverse sostanze chimiche attraverso i recettori CB1 e CB2. I recettori CB1 sono maggiormente radicati nel cervello e nel sistema nervoso centrale.
    I recettori CB2 si trovano invece principalmente nel sistema immunitario.

    Nelle persone che soffrono di obesità, però, i recettori CB1 si diffondono anche nel tessuto adiposo. Ed è proprio questo che suggerisce ai ricercatori una connessione tra l'attivazione del recettore CB1 e l'obesità.

    Quando parliamo di obesità, perdita di peso e salute generale, la parola “grasso” ci fa drizzare i capelli e tende ad avere una brutta reputazione.
    Ma non tutto il grasso corporeo è uguale. Proprio come i vari alimenti che mangiamo contengono grassi sani e malsani, anche il grasso del nostro corpo può essere sano o dannoso. Il tessuto adiposo bianco, o “grasso bianco” è il risultato della conservazione delle calorie in eccesso.
    Troppo grasso bianco immagazzinato attorno all'addome è stato collegato a un rischio maggiore di disturbi metabolici come il diabete, nonché a malattie cardiache e altri disturbi.

    Al contrario, il tessuto adiposo marrone, o “grasso bruno” è un tipo di grasso sano.
    Le cellule di grasso bruno contengono un'alta concentrazione di mitocondri ricchi di ferro.
    Questo è ciò che dà loro il colore marrone. Queste cellule adipose bruciano calorie per generare energia e possono effettivamente aiutare a combattere l'obesità.
    I neonati, gli animali in letargo e le persone con una sana funzione metabolica tendono ad avere una percentuale più elevata di grasso bruno.

    Bene, detto questo, si scopre ora che il CBD potrebbe promuovere la conversione del grasso bianco in grasso bruno, in un processo conosciuto come “imbrunimento del grasso”.

    Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Molecular and Cellular Biochemistry (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27067870/) ha scoperto che il CBD aumenta l'espressione dei geni marcatori e delle proteine specifiche del grasso bruno.
    Allo stesso tempo, il CBD riduce i livelli di proteine associate alla generazione di cellule adipose bianche.
    Il CBD stimola anche il metabolismo lipidico (conversione del grasso in energia), affermandosi così come una promessa per la prevenzione dell'obesità.

    La ricerca, quindi si sta muovendo in questa direzione, approfondendo il legame tra il sistema endocannabinoide e la regolazione metabolica. D'altronde i recettori dei cannabinoidi si trovano nel cervello, nel pancreas e nel tratto gastrointestinale, sono parte integrante delle reti che regolano l'apporto alimentare e l'appetito.

    Anche nutrizionisti, esperti di fitness e altri autori sostengono che il CBD aiuta a gestire l’appetito come Nataly Komova, esperta di fitness presso JustCBD, che sottolinea come il CBD interagisca con il sistema endocannabinoide e dichiara che “sulla base degli studi disponibili, possiamo aspettarci il suo promettente potenziale nel metabolismo lipidico e nel glucosio attraverso l'azione su vari recettori”.

    Altri autori sostengono che il CBD aiuta a sopprimere l'appetito, come Danielle Edenworth, esperta di salute e fitness presso HealthyLand, che spiega “la sostanza influenza sia il corpo che il cervello e aiuta a perdere peso mentre sopprime l'appetito, oltre a trasformare il bianco grasso in grasso bruno, bruciando così calorie”.

    Ad essere onesti, quando si tratta di perdere peso, il CBD non è il primo prodotto che ci viene in mente, tuttavia, come abbiamo visto dai recenti studi, il CBD sembra promuovere un sano “imbrunimento del grasso”, oltre a svolgere un possibile ruolo nella regolazione del metabolismo.

    Insieme alla dieta e all'esercizio fisico, quindi, l’olio di CBD può darci sicuramente un aiuto in più per riuscire a mantenere uno stile di vita sano che può portare alla perdita di peso.
    CBD, METABOLISMO E PERDITA DI PESO molti di noi hanno iniziato la lotta a quei chili di troppo . Si inizia a parlare sempre più spesso, infatti, dell'olio di CBD come promettente integratore alternativo per la perdita di peso. Ma quanto sono vere esattamente queste affermazioni? Il CBD può favorire davvero la perdita di peso? Potenzialmente sì, ma non direttamente. Ancora una volta entra in gioco il sistema endocannabinoide naturale del nostro corpo, che risponde a diverse sostanze chimiche attraverso i recettori CB1 e CB2. I recettori CB1 sono maggiormente radicati nel cervello e nel sistema nervoso centrale. I recettori CB2 si trovano invece principalmente nel sistema immunitario. Nelle persone che soffrono di obesità, però, i recettori CB1 si diffondono anche nel tessuto adiposo. Ed è proprio questo che suggerisce ai ricercatori una connessione tra l'attivazione del recettore CB1 e l'obesità. Quando parliamo di obesità, perdita di peso e salute generale, la parola “grasso” ci fa drizzare i capelli e tende ad avere una brutta reputazione. Ma non tutto il grasso corporeo è uguale. Proprio come i vari alimenti che mangiamo contengono grassi sani e malsani, anche il grasso del nostro corpo può essere sano o dannoso. Il tessuto adiposo bianco, o “grasso bianco” è il risultato della conservazione delle calorie in eccesso. Troppo grasso bianco immagazzinato attorno all'addome è stato collegato a un rischio maggiore di disturbi metabolici come il diabete, nonché a malattie cardiache e altri disturbi. Al contrario, il tessuto adiposo marrone, o “grasso bruno” è un tipo di grasso sano. Le cellule di grasso bruno contengono un'alta concentrazione di mitocondri ricchi di ferro. Questo è ciò che dà loro il colore marrone. Queste cellule adipose bruciano calorie per generare energia e possono effettivamente aiutare a combattere l'obesità. I neonati, gli animali in letargo e le persone con una sana funzione metabolica tendono ad avere una percentuale più elevata di grasso bruno. Bene, detto questo, si scopre ora che il CBD potrebbe promuovere la conversione del grasso bianco in grasso bruno, in un processo conosciuto come “imbrunimento del grasso”. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Molecular and Cellular Biochemistry (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27067870/) ha scoperto che il CBD aumenta l'espressione dei geni marcatori e delle proteine specifiche del grasso bruno. Allo stesso tempo, il CBD riduce i livelli di proteine associate alla generazione di cellule adipose bianche. Il CBD stimola anche il metabolismo lipidico (conversione del grasso in energia), affermandosi così come una promessa per la prevenzione dell'obesità. La ricerca, quindi si sta muovendo in questa direzione, approfondendo il legame tra il sistema endocannabinoide e la regolazione metabolica. D'altronde i recettori dei cannabinoidi si trovano nel cervello, nel pancreas e nel tratto gastrointestinale, sono parte integrante delle reti che regolano l'apporto alimentare e l'appetito. Anche nutrizionisti, esperti di fitness e altri autori sostengono che il CBD aiuta a gestire l’appetito come Nataly Komova, esperta di fitness presso JustCBD, che sottolinea come il CBD interagisca con il sistema endocannabinoide e dichiara che “sulla base degli studi disponibili, possiamo aspettarci il suo promettente potenziale nel metabolismo lipidico e nel glucosio attraverso l'azione su vari recettori”. Altri autori sostengono che il CBD aiuta a sopprimere l'appetito, come Danielle Edenworth, esperta di salute e fitness presso HealthyLand, che spiega “la sostanza influenza sia il corpo che il cervello e aiuta a perdere peso mentre sopprime l'appetito, oltre a trasformare il bianco grasso in grasso bruno, bruciando così calorie”. Ad essere onesti, quando si tratta di perdere peso, il CBD non è il primo prodotto che ci viene in mente, tuttavia, come abbiamo visto dai recenti studi, il CBD sembra promuovere un sano “imbrunimento del grasso”, oltre a svolgere un possibile ruolo nella regolazione del metabolismo. Insieme alla dieta e all'esercizio fisico, quindi, l’olio di CBD può darci sicuramente un aiuto in più per riuscire a mantenere uno stile di vita sano che può portare alla perdita di peso.
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  • BENVENUTI AI NUOVI ISCRITTI.
    Se hai sentito parlare del CBD ma non hai ancora esplorato le sue potenzialità, o se sei già un utilizzatore e vuoi saperne di più, sei nel posto giusto.

    Che tu stia cercando di alleviare lo stress, migliorare il sonno o semplicemente scoprire nuovi modi per prenderti cura di te stesso in modo naturale, il CBD potrebbe essere la risposta che stai cercando!

    L' utilizzo della Cannabis da parte dell’uomo risale a millenni fa.

    Cos’è il CBD?
    Il CBD, o cannabidiolo, è uno dei numerosi composti chimici che vengono naturalmente prodotti dalla pianta di canapa (Cannabis Sativa L.). A differenza del THC, che è il composto psicoattivo della cannabis, il CBD è privo di effetti psicoattivi, il che significa che non altera la percezione della realtà o lo stato di coscienza della persona che lo assume.

    Il CBD ha guadagnato grande popolarità nel mondo del benessere e della salute naturale grazie alle sue numerose proprietà benefiche. La ricerca scientifica ha riconosciuto da tempo le potenzialità terapeutiche del CBD per una vasta gamma di patologie, dalle più lievi fino al trattamento di malattie degenerative e dolore cronico.

    Breve storia del CBD
    Nonostante l’impiego secolare della Cannabis per le sue proprietà sia terapeutiche che psicoattive, la conoscenza della sua chimica è rimasta stranamente limitata fino a tempi molto recenti. A differenza di sostanze come la morfina e la cocaina, già isolate nel 1800, le nozioni scientifiche moderne sulla Cannabis invece , hanno cominciato a svilupparsi soltanto nel xx secolo e l’interesse diffuso verso l’utilizzo del CBD si è diffuso solo nell’ultimo decennio.

    Il CBD è stato isolato come composto distinto nel 1940 da Roger Adams, negli Stati Uniti. Oltre al CBD, Adams riuscì a isolare anche un altro cannabinoide chiamato CBN (cannabinolo) e a ipotizzare l’esistenza del composto psicoattivo THC (tetraidrocannabinolo).

    Purtroppo gli studi sulla Cannabis furono quasi totalmente trascurati a causa dei vincoli imposti dalle autorità governative. L’applicazione del Marijuana Tax Act negli USA imponeva pesanti restrizioni su tutti gli utilizzi della Cannabis e di fatto ha ostacolato la ricerca sul CBD per molte decadi e contribuito a diffondere fraintendimenti che equiparano il CBD agli effetti psicoattivi del THC.

    Nel 1963 il biologo e chimico israeliano Raphael Mechoulam isolò nuovamente il CBD e ne chiarì la struttura. Un anno dopo riuscì a identificare e purificare il THC.

    Mechoulam riuscì faticosamente a portare avanti le sue ricerche pionieristiche, sintetizzando molti altri composti della Cannabis e avviando indagini biologiche e cliniche. Purtroppo l’interesse delle istituzioni era minimo e, in assenza di sovvenzioni, per decenni non è stato svolto alcun lavoro clinico, anche quando gli studi cominciarono a dimostrare che il CBD poteva essere un potente farmaco antiepilettico.

    La grande svolta è avvenuta negli anni ’80 quando Mechoulam e suo il team fecero una scoperta rivoluzionaria: il corpo umano produce sostanze simili ai cannabinoidi, chiamate endocannabinoidi!

    cannabis scienza

    Nel 1988 scoprirono il recettore CB1 e nel 1993 il recettore CB2.

    In seguito alla scoperta del sistema endocannabinoide, i ricercatori di molti paesi nel mondo hanno cominciato a produrre un considerevole lavoro per approfondire l’interazione tra la molecola del CBD e i recettori cannabinoidi dell’organismo umano.

    Nel 1985, il Regno Unito ha approvato il primo farmaco a base di CBD, chiamato Sativex, prescritto per trattare la spasticità causata dalla sclerosi multipla.

    Nel 1992, Raphael Mechoulam e i suoi collaboratori identificarono l’arachidoniletanolamide, che fu chiamata anandamide, dal termine ananda che significa “stato di grazia” o anche “beatitudine eterna”, e definirono tale molecola come il primo composto endogeno che interagisce con il recettore CB1.

    Nel 1995, fu identificato il secondo endocannabinoide, il 2-arachidonilglicerolo, che è ancora più abbondante dell’anandamide nel cervello.

    Gli studi approfonditi degli ultimi decenni sono stati un passo significativo per legittimare l’uso del CBD nella medicina occidentale, aprendo la strada alla diffusione di terapie a base di cannabinoidi.
    L' OLIO DI CBD PURO E CERTIFICATO è una straordinaria soluzione naturale per il benessere senza effetti collaterali.
    Per avere ulteriori informazioni su quale olio decide di utilizzare e in quali dosaggi per la tua patologia e per il tuo benessere contattami in WhatsApp al 338 2922472.
    BENVENUTI AI NUOVI ISCRITTI. Se hai sentito parlare del CBD ma non hai ancora esplorato le sue potenzialità, o se sei già un utilizzatore e vuoi saperne di più, sei nel posto giusto. Che tu stia cercando di alleviare lo stress, migliorare il sonno o semplicemente scoprire nuovi modi per prenderti cura di te stesso in modo naturale, il CBD potrebbe essere la risposta che stai cercando! L' utilizzo della Cannabis da parte dell’uomo risale a millenni fa. Cos’è il CBD? Il CBD, o cannabidiolo, è uno dei numerosi composti chimici che vengono naturalmente prodotti dalla pianta di canapa (Cannabis Sativa L.). A differenza del THC, che è il composto psicoattivo della cannabis, il CBD è privo di effetti psicoattivi, il che significa che non altera la percezione della realtà o lo stato di coscienza della persona che lo assume. Il CBD ha guadagnato grande popolarità nel mondo del benessere e della salute naturale grazie alle sue numerose proprietà benefiche. La ricerca scientifica ha riconosciuto da tempo le potenzialità terapeutiche del CBD per una vasta gamma di patologie, dalle più lievi fino al trattamento di malattie degenerative e dolore cronico. Breve storia del CBD Nonostante l’impiego secolare della Cannabis per le sue proprietà sia terapeutiche che psicoattive, la conoscenza della sua chimica è rimasta stranamente limitata fino a tempi molto recenti. A differenza di sostanze come la morfina e la cocaina, già isolate nel 1800, le nozioni scientifiche moderne sulla Cannabis invece , hanno cominciato a svilupparsi soltanto nel xx secolo e l’interesse diffuso verso l’utilizzo del CBD si è diffuso solo nell’ultimo decennio. Il CBD è stato isolato come composto distinto nel 1940 da Roger Adams, negli Stati Uniti. Oltre al CBD, Adams riuscì a isolare anche un altro cannabinoide chiamato CBN (cannabinolo) e a ipotizzare l’esistenza del composto psicoattivo THC (tetraidrocannabinolo). Purtroppo gli studi sulla Cannabis furono quasi totalmente trascurati a causa dei vincoli imposti dalle autorità governative. L’applicazione del Marijuana Tax Act negli USA imponeva pesanti restrizioni su tutti gli utilizzi della Cannabis e di fatto ha ostacolato la ricerca sul CBD per molte decadi e contribuito a diffondere fraintendimenti che equiparano il CBD agli effetti psicoattivi del THC. Nel 1963 il biologo e chimico israeliano Raphael Mechoulam isolò nuovamente il CBD e ne chiarì la struttura. Un anno dopo riuscì a identificare e purificare il THC. Mechoulam riuscì faticosamente a portare avanti le sue ricerche pionieristiche, sintetizzando molti altri composti della Cannabis e avviando indagini biologiche e cliniche. Purtroppo l’interesse delle istituzioni era minimo e, in assenza di sovvenzioni, per decenni non è stato svolto alcun lavoro clinico, anche quando gli studi cominciarono a dimostrare che il CBD poteva essere un potente farmaco antiepilettico. La grande svolta è avvenuta negli anni ’80 quando Mechoulam e suo il team fecero una scoperta rivoluzionaria: il corpo umano produce sostanze simili ai cannabinoidi, chiamate endocannabinoidi! cannabis scienza Nel 1988 scoprirono il recettore CB1 e nel 1993 il recettore CB2. In seguito alla scoperta del sistema endocannabinoide, i ricercatori di molti paesi nel mondo hanno cominciato a produrre un considerevole lavoro per approfondire l’interazione tra la molecola del CBD e i recettori cannabinoidi dell’organismo umano. Nel 1985, il Regno Unito ha approvato il primo farmaco a base di CBD, chiamato Sativex, prescritto per trattare la spasticità causata dalla sclerosi multipla. Nel 1992, Raphael Mechoulam e i suoi collaboratori identificarono l’arachidoniletanolamide, che fu chiamata anandamide, dal termine ananda che significa “stato di grazia” o anche “beatitudine eterna”, e definirono tale molecola come il primo composto endogeno che interagisce con il recettore CB1. Nel 1995, fu identificato il secondo endocannabinoide, il 2-arachidonilglicerolo, che è ancora più abbondante dell’anandamide nel cervello. Gli studi approfonditi degli ultimi decenni sono stati un passo significativo per legittimare l’uso del CBD nella medicina occidentale, aprendo la strada alla diffusione di terapie a base di cannabinoidi. L' OLIO DI CBD PURO E CERTIFICATO è una straordinaria soluzione naturale per il benessere senza effetti collaterali. Per avere ulteriori informazioni su quale olio decide di utilizzare e in quali dosaggi per la tua patologia e per il tuo benessere contattami in WhatsApp al 338 2922472.
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  • CBD e ARTRITE REUMATOIDE
    L'artrite è una patologia infiammatoria reumatica caratterizzata da una degenerazione articolare, che può colpire dita, anche e ginocchia. Conosciamo varie forme di artrite, c'è l'osteoartrite, comunemente chiamata artrosi , c'è l'artrite reumatoide che è una patologia autoimmune, c'è l'artrite psoriasica, c'è la gotta che è un'artrite metabolica.
    L'artrite è una patologia che può causare dolore cronico e neuropatia articolare.

    Le cause dell'artrite possono essere molteplici. Possono esserci cause immunitarie, metaboliche, idiopatiche oppure da traumi.

    Tra le terapie tradizionali utilizzate per l'artrite ci sono gli antinfiammatori o i cortisonici, ma il problema di questi percorsi terapeutici è che devono essere protratti per lunghi periodi quindi possono dare degli effetti collaterali. Gli effetti collaterali più comuni sono a livello dell'apparato gastrointestinale e cardiovascolare.

    I cannabinoidi possono essere utili nell'alleviare i sintomi legati all'artrite?
    Sì. Il CBD (cannabidiolo) che agisce sui recettori CB2 del sistema endocannabinoide, riesce a svolgere sia un'azione antinfiammatoria sia un'azione immunomodulante, che può essere utile in queste problematiche.

    CBD per l'artrite: il sondaggio
    Un sondaggio condotto nel 2020 su 428 persone che soffrivano di artrite (termine che comprende sia osteoartrite che artrite reumatoide o altri tipi di artrite autoimmune) ha mostrato che l'utilizzo del CBD ha ridotto il dolore nell' 86% dei soggetti e ha migliorato la funzione fisica e la qualità del sonno nel 66% dei soggetti. Inoltre, molte delle persone che soffrivano di osteoartrite hanno ridotto l'utilizzo dei farmaci grazie al CBD.
    Chiedimi informazione per acquistare olio di CBD puro sicuro e certificato
    CBD e ARTRITE REUMATOIDE L'artrite è una patologia infiammatoria reumatica caratterizzata da una degenerazione articolare, che può colpire dita, anche e ginocchia. Conosciamo varie forme di artrite, c'è l'osteoartrite, comunemente chiamata artrosi , c'è l'artrite reumatoide che è una patologia autoimmune, c'è l'artrite psoriasica, c'è la gotta che è un'artrite metabolica. L'artrite è una patologia che può causare dolore cronico e neuropatia articolare. Le cause dell'artrite possono essere molteplici. Possono esserci cause immunitarie, metaboliche, idiopatiche oppure da traumi. Tra le terapie tradizionali utilizzate per l'artrite ci sono gli antinfiammatori o i cortisonici, ma il problema di questi percorsi terapeutici è che devono essere protratti per lunghi periodi quindi possono dare degli effetti collaterali. Gli effetti collaterali più comuni sono a livello dell'apparato gastrointestinale e cardiovascolare. I cannabinoidi possono essere utili nell'alleviare i sintomi legati all'artrite? Sì. Il CBD (cannabidiolo) che agisce sui recettori CB2 del sistema endocannabinoide, riesce a svolgere sia un'azione antinfiammatoria sia un'azione immunomodulante, che può essere utile in queste problematiche. CBD per l'artrite: il sondaggio Un sondaggio condotto nel 2020 su 428 persone che soffrivano di artrite (termine che comprende sia osteoartrite che artrite reumatoide o altri tipi di artrite autoimmune) ha mostrato che l'utilizzo del CBD ha ridotto il dolore nell' 86% dei soggetti e ha migliorato la funzione fisica e la qualità del sonno nel 66% dei soggetti. Inoltre, molte delle persone che soffrivano di osteoartrite hanno ridotto l'utilizzo dei farmaci grazie al CBD. Chiedimi informazione per acquistare olio di CBD puro sicuro e certificato
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  • DISCOPATIA DEGENERATIVA E OLIO DI CBD:
    Una Condizione Complessa in cui sono coinvolti fattori biopsicosociali.

    Il corpo umano è molto complesso, pertanto la discopatia degenerativa non può essere considerata una patologia semplice.
    La risonanza magnetica mostra che, talvolta, alcuni individui con grave degenerazione del disco non avvertono dolore.
    Al contrario, soggetti con una degenerazione minima percepiscono un dolore acuto.

    La scienza del dolore adotta un approccio biopsicosociale per il trattamento del mal di schiena.
    I fattori psicologici, come la catastrofizzazione e la paura di compiere determinati movimenti, possono amplificare la sensazione di dolore e limitare il successo degli interventi terapeutici.

    Potenziali capacità di ridurre i danni ai dischi Intervertebrali
    Prima del 2014, gli studi su CBD e discopatia degenerativa erano molto limitati.
    Tutto è cambiato quando un team di ricercatori della University of São Paulo, in Brasile, ha deciso di esaminare gli effetti del CBD sulla degenerazione del disco.
    Dopo aver creato un modello di discopatia degenerativa sui ratti, gli scienziati hanno somministrato diverse dosi di CBD ad un gruppo sperimentale.

    Attraverso la risonanza magnetica, i ricercatori hanno osservato gli effetti del CBD rispettivamente due e quindici giorni dopo la somministrazione.
    Dopo aver acquisito le immagini, il team ha anche esaminato, tramite l'analisi istologica, i siti di lesione a livello cellulare.
    A quanto pare, il CBD è riuscito a ridurre notevolmente i danni ai dischi intervertebrali.
    Il cannabinoide CBD ha prodotto effetti particolarmente rilevanti all'interno dell'anello fibroso.
    Le variazioni sul nucleo polposo sono state invece meno evidenti.

    Il CBD Interagisce con il SEC e Aumenta il Livello di Anandamide
    Ma in che modo il CBD esercita quest'azione positiva?
    Ebbene, la molecola influenza diversi meccanismi corporei, creando variazioni a livello fisiologico.
    Il CBD interagisce con il sistema endocannabinoide (SEC). Il SEC è composto da due tipi di recettori—CB1 e CB2—situati in tutto l'organismo, e presenti in dosi particolarmente elevate nel sistema nervoso e immunitario.

    Interagendo con questi recettori, il CBD contribuisce a ridurre i danni ai dischi intervertebrali.
    DISCOPATIA DEGENERATIVA E OLIO DI CBD: Una Condizione Complessa in cui sono coinvolti fattori biopsicosociali. Il corpo umano è molto complesso, pertanto la discopatia degenerativa non può essere considerata una patologia semplice. La risonanza magnetica mostra che, talvolta, alcuni individui con grave degenerazione del disco non avvertono dolore. Al contrario, soggetti con una degenerazione minima percepiscono un dolore acuto. La scienza del dolore adotta un approccio biopsicosociale per il trattamento del mal di schiena. I fattori psicologici, come la catastrofizzazione e la paura di compiere determinati movimenti, possono amplificare la sensazione di dolore e limitare il successo degli interventi terapeutici. Potenziali capacità di ridurre i danni ai dischi Intervertebrali Prima del 2014, gli studi su CBD e discopatia degenerativa erano molto limitati. Tutto è cambiato quando un team di ricercatori della University of São Paulo, in Brasile, ha deciso di esaminare gli effetti del CBD sulla degenerazione del disco. Dopo aver creato un modello di discopatia degenerativa sui ratti, gli scienziati hanno somministrato diverse dosi di CBD ad un gruppo sperimentale. Attraverso la risonanza magnetica, i ricercatori hanno osservato gli effetti del CBD rispettivamente due e quindici giorni dopo la somministrazione. Dopo aver acquisito le immagini, il team ha anche esaminato, tramite l'analisi istologica, i siti di lesione a livello cellulare. A quanto pare, il CBD è riuscito a ridurre notevolmente i danni ai dischi intervertebrali. Il cannabinoide CBD ha prodotto effetti particolarmente rilevanti all'interno dell'anello fibroso. Le variazioni sul nucleo polposo sono state invece meno evidenti. Il CBD Interagisce con il SEC e Aumenta il Livello di Anandamide Ma in che modo il CBD esercita quest'azione positiva? Ebbene, la molecola influenza diversi meccanismi corporei, creando variazioni a livello fisiologico. Il CBD interagisce con il sistema endocannabinoide (SEC). Il SEC è composto da due tipi di recettori—CB1 e CB2—situati in tutto l'organismo, e presenti in dosi particolarmente elevate nel sistema nervoso e immunitario. Interagendo con questi recettori, il CBD contribuisce a ridurre i danni ai dischi intervertebrali.
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  • COME CURARE LA SCIATICA IN MODO NATURALE CON IL CBD
    L’irritazione del nervo sciatico è una condizione che causa dolore nella porzione lombare della schiena (lombosciatalgia) e si verifica a seguito della compressione della radice del nervo sciatico in corrispondenza dall’uscita dello stesso dalla porzione lombare della colonna o da una compressione periferica del nervo sciatico.
    LA COMPRESSIONE periferica del NERVO SCIATICO sfocia spesso nella sindrome del piriforme, condizione in cui il dolore percepito nella parte bassa della schiena coinvolge sia il gluteo che il nervo sciatico.

    La lombosciatalgia o comunemente ‘sciatica’ è un tipo di mal di schiena che si irradia lungo il percorso del nervo sciatico, causando disagio nei movimenti di routine; infatti, è frequente che il dolore sia talmente intenso da impedire anche semplici attività quotidiane.
    Fortunatamente, esistono rimedi naturali che possono rivelarsi utili nella gestione del dolore acuto e nel dolore cronico che caratterizzano la sciatica.
    Tra i trattamenti per il dolore alla schiena -lombalgia- e tra i metodi impiegati per alleviare il dolore di numerose patologie e condizioni, il ruolo del CBD -cannabidiolo- stimola interesse sempre crescente.

    CAUSE E SINTOMI DELLA SCIATICA
    La sciatica si verifica quando il nervo sciatico, il più lungo del corpo umano, viene danneggiato o compresso con conseguente irritazione e dolore.
    Le cause più comuni della sciatica includono l’ernia del disco, la stenosi spinale, lo scivolamento e disallineamento con spostamento di due vertebre, la sindrome del piriforme e i traumi correlati agli incidenti.

    I sintomi della sciatica possono variare da lievi a severi e sono caratterizzati da bruciore e formicolio lungo il percorso del nervo.
    Le persone affette da sciatica possono anche sperimentare intorpidimento o debolezza muscolare e sensazioni di formicolio ai piedi o alle gambe.

    Esistono anche alcuni fattori di rischio che possono contribuire alla comparsa della lombalgia e che espongono al rischio di sciatica.
    Tra questi: lavori pesanti o ripetitivi, età avanzata che favorisce la disidratazione dei dischi intervertebrali, sovrappeso e sedentarietà, diabete e posture errate.

    TRATTAMENTO DELLA SCIATICA CON IL CBD
    Tra i trattamenti per la sciatica per la riduzione del dolore, quello con il CBD è incredibilmente per la gestione del dolore e dell’infiammazione associati alla sciatica.
    L’assunzione di CBD, infatti, attiva il sistema endocannabinoide naturale del corpo, riducendo la reazione eccessiva dell’organismo responsabile del dolore e dell’infiammazione.

    Il cannabidiolo (CBD) è uno dei molti composti presenti nella pianta di cannabis. A differenza del THC, principale componente psicoattivo della cannabis, il CBD non ha effetti psicoattivi, il che significa che non causa l’effetto “sballo”.

    Il CBD funziona interagendo con il sistema endocannabinoide del corpo, che è responsabile del mantenimento dell’omeostasi nel corpo.
    Il Sistema Endocannabinoide (ECS) è costituito da una fitta rete di recettori a cui si legano endocannabinoidi e fitocannabinoidi, come il CBD.
    CB1 e CB2, recettori cannabinoidi, legano il CBD e altri cannabinoidi , modulando l’ECS. (Sistema endocanhabinoide).

    Il recettore CB1 è maggiormente diffuso nel Sistema Nervoso Centrale e CB2 nel Sistema immunitario.
    L’attività del sistema endocannabinoide è finalizzata a ripristinare il fisiologico equilibrio dell’organismo (omeostasi) attraverso la regolazione di numerosi meccanismi.

    Esistono due metodi principali per utilizzare il CBD nel trattamento della sciatica. Il primo consiste nell’applicazione di gel o creme o spray specificatamente formulati direttamente sulla pelle per un sollievo mirato e a breve termine. Il secondo metodo prevede l’uso giornaliero di olio di CBD con somministrazione in gocce sublinguale effettuando così una vera terapia antinfiammatoria e analgesica per un sollievo dal dolore cronico con effetto duraturo.

    Il CBD offre numerosi benefici nel trattamento della sciatica. Innanzitutto, è un potente antinfiammatorio naturale, aiuta a ridurre l’infiammazione lungo il percorso del nervo sciatico.
    Il CBD ha proprietà analgesiche, che contribuiscono a ridurre il dolore associato alla sciatica.

    Oltre a questi benefici principali, il CBD può anche aiutare collateralmente a migliorare il sonno, ridurre l’ansia e alleviare lo stress, che possono essere correlati alla sciatica.
    Inoltre, il CBD può contribuire a migliorare la circolazione sanguignae a ridurre la tensione muscolare, favorendo una migliore mobilità e una maggiore flessibilità.

    Applicazione topica: applicare una crema unguento o gel al CBD o palmare poche gocce di olio di CBD direttamente sulla zona colpita per un sollievo mirato ed immediato.

    La sciatica può causare disagio e limitare le attività quotidiane, ma il CBD può essere un valido alleato nel trattamento dei sintomi. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, il CBD può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore associati alla sciatica.

    È importante consultare il proprio medico prima di utilizzare il CBD per la sciatica e seguire le raccomandazioni di dosaggio. Inoltre, è consigliabile combinare l’uso del CBD con uno stile di vita sano e altre forme di trattamento consigliate per massimizzare i benefici e favorire una rapida guarigione
    COME CURARE LA SCIATICA IN MODO NATURALE CON IL CBD L’irritazione del nervo sciatico è una condizione che causa dolore nella porzione lombare della schiena (lombosciatalgia) e si verifica a seguito della compressione della radice del nervo sciatico in corrispondenza dall’uscita dello stesso dalla porzione lombare della colonna o da una compressione periferica del nervo sciatico. LA COMPRESSIONE periferica del NERVO SCIATICO sfocia spesso nella sindrome del piriforme, condizione in cui il dolore percepito nella parte bassa della schiena coinvolge sia il gluteo che il nervo sciatico. La lombosciatalgia o comunemente ‘sciatica’ è un tipo di mal di schiena che si irradia lungo il percorso del nervo sciatico, causando disagio nei movimenti di routine; infatti, è frequente che il dolore sia talmente intenso da impedire anche semplici attività quotidiane. Fortunatamente, esistono rimedi naturali che possono rivelarsi utili nella gestione del dolore acuto e nel dolore cronico che caratterizzano la sciatica. Tra i trattamenti per il dolore alla schiena -lombalgia- e tra i metodi impiegati per alleviare il dolore di numerose patologie e condizioni, il ruolo del CBD -cannabidiolo- stimola interesse sempre crescente. CAUSE E SINTOMI DELLA SCIATICA La sciatica si verifica quando il nervo sciatico, il più lungo del corpo umano, viene danneggiato o compresso con conseguente irritazione e dolore. Le cause più comuni della sciatica includono l’ernia del disco, la stenosi spinale, lo scivolamento e disallineamento con spostamento di due vertebre, la sindrome del piriforme e i traumi correlati agli incidenti. I sintomi della sciatica possono variare da lievi a severi e sono caratterizzati da bruciore e formicolio lungo il percorso del nervo. Le persone affette da sciatica possono anche sperimentare intorpidimento o debolezza muscolare e sensazioni di formicolio ai piedi o alle gambe. Esistono anche alcuni fattori di rischio che possono contribuire alla comparsa della lombalgia e che espongono al rischio di sciatica. Tra questi: lavori pesanti o ripetitivi, età avanzata che favorisce la disidratazione dei dischi intervertebrali, sovrappeso e sedentarietà, diabete e posture errate. TRATTAMENTO DELLA SCIATICA CON IL CBD Tra i trattamenti per la sciatica per la riduzione del dolore, quello con il CBD è incredibilmente per la gestione del dolore e dell’infiammazione associati alla sciatica. L’assunzione di CBD, infatti, attiva il sistema endocannabinoide naturale del corpo, riducendo la reazione eccessiva dell’organismo responsabile del dolore e dell’infiammazione. Il cannabidiolo (CBD) è uno dei molti composti presenti nella pianta di cannabis. A differenza del THC, principale componente psicoattivo della cannabis, il CBD non ha effetti psicoattivi, il che significa che non causa l’effetto “sballo”. Il CBD funziona interagendo con il sistema endocannabinoide del corpo, che è responsabile del mantenimento dell’omeostasi nel corpo. Il Sistema Endocannabinoide (ECS) è costituito da una fitta rete di recettori a cui si legano endocannabinoidi e fitocannabinoidi, come il CBD. CB1 e CB2, recettori cannabinoidi, legano il CBD e altri cannabinoidi , modulando l’ECS. (Sistema endocanhabinoide). Il recettore CB1 è maggiormente diffuso nel Sistema Nervoso Centrale e CB2 nel Sistema immunitario. L’attività del sistema endocannabinoide è finalizzata a ripristinare il fisiologico equilibrio dell’organismo (omeostasi) attraverso la regolazione di numerosi meccanismi. Esistono due metodi principali per utilizzare il CBD nel trattamento della sciatica. Il primo consiste nell’applicazione di gel o creme o spray specificatamente formulati direttamente sulla pelle per un sollievo mirato e a breve termine. Il secondo metodo prevede l’uso giornaliero di olio di CBD con somministrazione in gocce sublinguale effettuando così una vera terapia antinfiammatoria e analgesica per un sollievo dal dolore cronico con effetto duraturo. Il CBD offre numerosi benefici nel trattamento della sciatica. Innanzitutto, è un potente antinfiammatorio naturale, aiuta a ridurre l’infiammazione lungo il percorso del nervo sciatico. Il CBD ha proprietà analgesiche, che contribuiscono a ridurre il dolore associato alla sciatica. Oltre a questi benefici principali, il CBD può anche aiutare collateralmente a migliorare il sonno, ridurre l’ansia e alleviare lo stress, che possono essere correlati alla sciatica. Inoltre, il CBD può contribuire a migliorare la circolazione sanguignae a ridurre la tensione muscolare, favorendo una migliore mobilità e una maggiore flessibilità. Applicazione topica: applicare una crema unguento o gel al CBD o palmare poche gocce di olio di CBD direttamente sulla zona colpita per un sollievo mirato ed immediato. La sciatica può causare disagio e limitare le attività quotidiane, ma il CBD può essere un valido alleato nel trattamento dei sintomi. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, il CBD può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore associati alla sciatica. È importante consultare il proprio medico prima di utilizzare il CBD per la sciatica e seguire le raccomandazioni di dosaggio. Inoltre, è consigliabile combinare l’uso del CBD con uno stile di vita sano e altre forme di trattamento consigliate per massimizzare i benefici e favorire una rapida guarigione
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  • Massimo Nabissi e i cannabinoidi in oncologia
    Il professor Massimo Nabissi, biologo e ricercatore presso l’Università di Camerino, è una figura di rilievo nel campo della ricerca pre-clinica e ha concentrato i suoi studi su oncologia, immunologia e infiammazione.
    Si dedica con particolare interesse ai fitocannabinoidi, i composti bioattivi estratti dalla Cannabis. Le sue ricerche, che includono CBD e il THC, si sono rivelate fondamentali per esplorare nuove frontiere terapeutiche, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei tumori.

    Le prime ricerche
    Dopo aver lavorato per diversi anni nell’ambito della oncologia sperimentale, il professor Nabissi si è interessato allo studio della Cannabis grazie alla lettura di evidenze sperimentali in lavori scientifici e allo studio su un recettore la cui attività veniva regolata dal cannabidiolo.

    Nel 2010, Nabissi ha avviato le prime sperimentazioni con CBD e THC in cellule tumorali di glioblastoma e mieloma multiplo, che hanno evidenziato un ruolo anti-tumorale sia per il THC che per CBD. Inoltre, la combinazione con i chemioterapici utilizzati nella terapia standard per questi tumori, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD fosse in grado di aumentare l’effetto citotossico degli stessi chemioterapici e come l’aggiunta dei cannabinoidi potesse permettere di ottenere un effetto antitumorale maggiore, permettendo di ridurre le dosi dei chemioterapici. Questi dati hanno suggerito un effetto sinergico dei cannabinoidi con alcuni tipi di chemioterapici (ossia, l’effetto delle combinazioni è maggiore della somma delle singole molecole).

    Il potere dei cannabinoidi

    Massimo Nabissi ha proseguito la sua attività di ricerca studiando le interazioni di CBD e THC con altri cannabinoidi in diversi modelli sperimentali di tumore (glioblastoma, mieloma multiplo, pancreas, endometrio) e valutando i potenziali effetti sinergici dei cannabinoidi con altri fitoterapici o altre terapie palliative. Il suo lavoro è stato pubblicato nel 2015 sull’International Journal of Cancer, una prestigiosa rivista scientifica internazionale in ambito oncologico.

    I dati significativi ottenuti grazie al suo lavoro di ricerca pre-clinica hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti affetti da mieloma multiplo.

    Meccanismi d’azione
    Uno degli aspetti più interessanti delle ricerche di Nabissi riguarda i meccanismi molecolari con cui i fitocannabinoidi agiscono. Il CBD e il THC, sebbene condividano alcune caratteristiche, interagiscono con i recettori cellulari in modo diverso. Non si limitano infatti a legarsi ai classici recettori CB1 e CB2, ma coinvolgono una vasta gamma di recettori, come quelli vanilloidi (TRPV1-2-3-4) e PPAR-gamma. Questa complessità molecolare permette ai cannabinoidi di indurre la morte selettiva delle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane, un obiettivo cruciale nelle terapie antitumorali.

    Il futuro della Cannabis Terapeutica
    Nonostante le potenzialità dimostrate dai fitocannabinoidi nei modelli pre-clinici, Nabissi sottolinea che la comunità scientifica è ancora lontana dall’utilizzare la Cannabis come terapia standardizzata contro i tumori. La mancanza di studi clinici su larga scala è uno dei principali ostacoli, ma vi sono molte speranze che le sperimentazioni avviate in altri paesi possano fornire dati solidi. Fino ad oggi, il professor Nabissi ha lavorato principalmente con composti purificati, ma è interessato a esplorare il potenziale degli estratti full spectrum, che potrebbero avere effetti più complessi e promettenti.

    L’Italia è attualmente uno dei pochi paesi in cui, tra mille difficoltà, si riesce a fare ricerca con derivati della Cannabis, ma è estremamente difficile reperire finanziamenti mirati. Per quanto riguarda il lavoro sul mieloma multiplo, la ricerca è stata presa come riferimento per il deposito di un brevetto sull’uso di derivati della Cannabis, depositato da due ditte farmaceutiche estere.

    ricerca cannabis oncologia

    Il benessere del paziente
    La Cannabis è oggetto di studio in molte terapie (oncologiche, infiammatorie croniche, neurodegenerative, ecc.) anche come farmaco in grado di migliorare il senso di benessere nel paziente. Secondo il professor Nabissi, questo obiettivo è un fondamentale risultato terapeutico, che non dovrebbe mai prescindere dalla terapia che il paziente sta seguendo. Le combinazioni farmacologiche dovrebbero agire nel ridurre, eliminare o rallentare il decoroso di una malattia, ma se la terapia farmacologica ha una tossicità tale da creare nel paziente un malessere aggiuntivo, si deve fortemente valutare l’aggiunta di altri trattamenti terapeutici mirati a ridurre il malessere del paziente e la terapia con Cannabis può fornire un grande valore aggiunto.

    L’opera del professor Massimo Nabissi rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama della ricerca sui cannabinoidi, che hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi.

    Non è corretto cercare di individuare nella Cannabis “la molecola che cura il cancro” in quanto purtroppo non è ancora possibile trovare un singolo trattamento in grado di sconfiggere il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata.

    C’è ancora molta strada da fare per integrare pienamente la Cannabis Terapeutica nelle cure oncologiche tradizionali, ma il lavoro di Nabissi ha aperto nuove possibilità di trattamento. In futuro, si auspica che studi clinici su larga scala possano portare a un uso più diffuso e sicuro della Cannabis in oncologia.
    Massimo Nabissi e i cannabinoidi in oncologia Il professor Massimo Nabissi, biologo e ricercatore presso l’Università di Camerino, è una figura di rilievo nel campo della ricerca pre-clinica e ha concentrato i suoi studi su oncologia, immunologia e infiammazione. Si dedica con particolare interesse ai fitocannabinoidi, i composti bioattivi estratti dalla Cannabis. Le sue ricerche, che includono CBD e il THC, si sono rivelate fondamentali per esplorare nuove frontiere terapeutiche, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei tumori. Le prime ricerche Dopo aver lavorato per diversi anni nell’ambito della oncologia sperimentale, il professor Nabissi si è interessato allo studio della Cannabis grazie alla lettura di evidenze sperimentali in lavori scientifici e allo studio su un recettore la cui attività veniva regolata dal cannabidiolo. Nel 2010, Nabissi ha avviato le prime sperimentazioni con CBD e THC in cellule tumorali di glioblastoma e mieloma multiplo, che hanno evidenziato un ruolo anti-tumorale sia per il THC che per CBD. Inoltre, la combinazione con i chemioterapici utilizzati nella terapia standard per questi tumori, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD fosse in grado di aumentare l’effetto citotossico degli stessi chemioterapici e come l’aggiunta dei cannabinoidi potesse permettere di ottenere un effetto antitumorale maggiore, permettendo di ridurre le dosi dei chemioterapici. Questi dati hanno suggerito un effetto sinergico dei cannabinoidi con alcuni tipi di chemioterapici (ossia, l’effetto delle combinazioni è maggiore della somma delle singole molecole). Il potere dei cannabinoidi Massimo Nabissi ha proseguito la sua attività di ricerca studiando le interazioni di CBD e THC con altri cannabinoidi in diversi modelli sperimentali di tumore (glioblastoma, mieloma multiplo, pancreas, endometrio) e valutando i potenziali effetti sinergici dei cannabinoidi con altri fitoterapici o altre terapie palliative. Il suo lavoro è stato pubblicato nel 2015 sull’International Journal of Cancer, una prestigiosa rivista scientifica internazionale in ambito oncologico. I dati significativi ottenuti grazie al suo lavoro di ricerca pre-clinica hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti affetti da mieloma multiplo. Meccanismi d’azione Uno degli aspetti più interessanti delle ricerche di Nabissi riguarda i meccanismi molecolari con cui i fitocannabinoidi agiscono. Il CBD e il THC, sebbene condividano alcune caratteristiche, interagiscono con i recettori cellulari in modo diverso. Non si limitano infatti a legarsi ai classici recettori CB1 e CB2, ma coinvolgono una vasta gamma di recettori, come quelli vanilloidi (TRPV1-2-3-4) e PPAR-gamma. Questa complessità molecolare permette ai cannabinoidi di indurre la morte selettiva delle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane, un obiettivo cruciale nelle terapie antitumorali. Il futuro della Cannabis Terapeutica Nonostante le potenzialità dimostrate dai fitocannabinoidi nei modelli pre-clinici, Nabissi sottolinea che la comunità scientifica è ancora lontana dall’utilizzare la Cannabis come terapia standardizzata contro i tumori. La mancanza di studi clinici su larga scala è uno dei principali ostacoli, ma vi sono molte speranze che le sperimentazioni avviate in altri paesi possano fornire dati solidi. Fino ad oggi, il professor Nabissi ha lavorato principalmente con composti purificati, ma è interessato a esplorare il potenziale degli estratti full spectrum, che potrebbero avere effetti più complessi e promettenti. L’Italia è attualmente uno dei pochi paesi in cui, tra mille difficoltà, si riesce a fare ricerca con derivati della Cannabis, ma è estremamente difficile reperire finanziamenti mirati. Per quanto riguarda il lavoro sul mieloma multiplo, la ricerca è stata presa come riferimento per il deposito di un brevetto sull’uso di derivati della Cannabis, depositato da due ditte farmaceutiche estere. ricerca cannabis oncologia Il benessere del paziente La Cannabis è oggetto di studio in molte terapie (oncologiche, infiammatorie croniche, neurodegenerative, ecc.) anche come farmaco in grado di migliorare il senso di benessere nel paziente. Secondo il professor Nabissi, questo obiettivo è un fondamentale risultato terapeutico, che non dovrebbe mai prescindere dalla terapia che il paziente sta seguendo. Le combinazioni farmacologiche dovrebbero agire nel ridurre, eliminare o rallentare il decoroso di una malattia, ma se la terapia farmacologica ha una tossicità tale da creare nel paziente un malessere aggiuntivo, si deve fortemente valutare l’aggiunta di altri trattamenti terapeutici mirati a ridurre il malessere del paziente e la terapia con Cannabis può fornire un grande valore aggiunto. L’opera del professor Massimo Nabissi rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama della ricerca sui cannabinoidi, che hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi. Non è corretto cercare di individuare nella Cannabis “la molecola che cura il cancro” in quanto purtroppo non è ancora possibile trovare un singolo trattamento in grado di sconfiggere il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata. C’è ancora molta strada da fare per integrare pienamente la Cannabis Terapeutica nelle cure oncologiche tradizionali, ma il lavoro di Nabissi ha aperto nuove possibilità di trattamento. In futuro, si auspica che studi clinici su larga scala possano portare a un uso più diffuso e sicuro della Cannabis in oncologia.
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  • L'INFORMAZIONE E LA CONOSCENZA DELLA MALATTIA GIOCANO UN RUOLO IMPORTANTE NELLA STRATEGIA TERAPEUTICA.
    L'OLIO di CBD è una terapia efficace e naturale , strategica, da adottare contro la FIBROMIALGIA.
    Molti studi scientifici ne convalidano l'uso con esito positivo.
    SENZA EFFETTI COLLATERALI

    Scrive il dr.Gervasi sulla fibromialgia:

    È UNA MALATTIA MOLTO DIFFUSA, CHE APPARTIENE ALLA CATEGORIA DELLE PATOLOGIE EXTRA-ARTICOLARI, INTERESSA CIOÈ I TESSUTI MOLLI, COME MUSCOLI, TENDINI E ALTRE STRUTTURE ESTERNE ALL' ARTICOLAZIONE.
    COLPISCE SOPRATTUTTO LE DONNE.

    ●LA FIBROMIALGIA È CARATTERIZZATA DA DOLORE MUSCOLO SCHELETRICO DIFFUSO E LA SENSAZIONE DI AVERE MUSCOLI E TENDINI "ROTTI".
    LA SENSAZIONE DOLOROSA COINVOLGE SOPRATTUTTO I MUSCOLI NELLE LORO INSERZIONI SULLE OSSA, OLTRE CHE LE STRUTTURE CONNETTIVALI FIBROSE (I LEGAMENTI E I TENDINI).

    LE CAUSE DELLA FIBROMIALGIA NON SONO DEL TUTTO CHIARE, SI IPOTIZZANO:
    ●ALTERAZIONI DELL'EQUILIBRIO ORMONALE,
    ●ALTERAZIONI DEI NEUROTRASMETTITORI (LE SOSTANZE CHE PERMETTONO IL PASSAGGIO DEGLI IMPULSI NERVOSI DA UNA CELLULA NERVOSA ALL'ALTRA).
    IN PARTICOLARE SEMBRA CHE CHI NE SOFFRE ABBIA UN DEFICIT DEI NEUROTRASMETTITORI, CHE REGOLANO TRA L' ALTRO LA SENSAZIONE DEL DOLORE.

    FRA GLI ELEMENTI DI RISCHIO PIÙ COMUNI CI SONO:
    ● EVENTI STRESSANTI, TRAUMI E LUTTI;
    ● AFFATICAMENTO;
    ● ESPOSIZIONE AL FREDDO, ALL'UMIDITÀ, O AL RUMORE;
    ● CARENZA DI SONNO;
    ● CAMBIAMENTI METEREOLOGICI;
    ● SINDROME PREMESTRUALE.

    I SINTOMI:
    LA FIBROMIALGIA SI MANIFESTA CON DOLORE DIFFUSO IN TUTTO IL CORPO CHE SI ASSOCIA DI FREQUENTE A TENSIONE E RIGIDITÀ MUSCOLARE.
    LE DUE CARATTERISTICHE PRINCIPALI SONO: IPERALGESIA E ALLODINIA.
    ● IPERALGESIA (PERCEZIONE DI DOLORE MOLTO INTENSO IN RISPOSTA A STIMOLI DOLOROSI LIEVI;
    ● ALLODINIA (PERCEZIONE DI DOLORE IN RISPOSTA A STIMOLI CHE NORMALMENTE NON SONO DOLOROSI).

    IL DOLORE NELLA/NEL PAZIENTE FIBROMIALGICA/O SPESSO VARIA IN RELAZIONE A DIVERSI FATTORI:
    ●I MOMENTI DELLA GIORNATA,
    ●I LIVELLI DI ATTIVITÀ,
    ●LE CONDIZIONI ATMOSFERICHE,
    ●I RITMI DEL SONNO E LO STRESS.

    SPECIALMENTE ALLA PRESSIONE, LA SENSAZIONE DOLOROSA SI CONCENTRA IN ALCUNI PUNTI, CHIAMATI " TRIGGER O TENDER POINTS", IN GENERE LOCALIZZATI ALLA NUCA, AI GLUTEI, ALLA PARTE LOMBARE DELLA SCHIENA, AI GOMITI, ALLE GINOCCHIA, TRAPEZIO, GRANDE TROCANTERE.
    LA TENSIONE CONTINUA PROVOCA ANCHE UNA COSTANTE STANCHEZZA E NON PERMETTE DI DORMIRE BENE, IL SONNO È DISTURBATO E NON RISTORATORE.

    POSSONO COMPARIRE ANCHE:
    ■MAL DI TESTA,
    ■DOLORE AL VOLTO,
    ■RIGIDITÀ MATTUTINA (SPECIE AL COLLO E ALLE MANI),
    ■STRANI FORMICOLII,
    ■SENSAZIONE DI DITA INSENSIBILI,
    ■MANI FREDDE E PIEDI FREDDI,
    ■DISTURBI GASTROINTESTINALI,
    ■STITICHEZZA E/O DIARREA,
    ■DISTURBI URINARI,
    ■BRUCIORE A URINARE,
    ■SENSAZIONE DI GONFIORE ALLE MANI,
    ■DOLORI AL TORACE,
    ■DISMENORREA,
    ■TACHICARDIA,
    ■DISTURBI DELL'EQUILIBRIO,
    ■DIFFICOLTÀ DI CONCENTRAZIONE,
    ■PERDITA DI MEMORIA,
    ■CRAMPI AGLI ARTI INFERIORI,
    ■ALTERAZIONI DELL'UMORE
    ■ANSIA E DEPRESSIONE.

    LA FIBROMIALGIA È UNA MALATTIA POCO CONOSCIUTA ANCORA IN ITALIA E SOTTOVALUTATA.
    INVECE, NON VA TRASCURATA PERCHÈ PUÒ INCIDERE IN MODO SIGNIFICATIVO SULLA QUALITÀ DELLA VITA.

    ●Qual è la differenza tra FIBROMIALGIA e SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA (CFS)?
    •SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA e la FIBROMIALGIA sono simili in molti modi. Una persona può avere la FIBROMIALGIA e la SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA. Sia la CFS che la FIBROMIALGIA hanno dolore e affaticamento come sintomi.
    ■ll sintomo principale della FIBROMIALGIA è il DOLORE,
    ■Il sintomo principale della CFS è L'ESTREMA STANCHEZZA che non migliora con il sonno e il riposo.

    IL PAZIENTE CON FIBROMIALGIA, LA SUA FAMIGLIA E I MEDICI DEVONO SAPERE CHE LA FIBROMIALGIA È UNA CAUSA REALE DI DOLORE CRONICO E DI STANCHEZZA E DEVE ESSERE AFFRONTATA COME QUALUNQUE ALTRA PATOLOGIA CRONICA.
    LA FIBROMIALGIA NON È UNA MALATTIA MORTALE E NON CAUSA DEFORMITÀ.

    Dr. Stefano Gervasi
    L'INFORMAZIONE E LA CONOSCENZA DELLA MALATTIA GIOCANO UN RUOLO IMPORTANTE NELLA STRATEGIA TERAPEUTICA. L'OLIO di CBD è una terapia efficace e naturale , strategica, da adottare contro la FIBROMIALGIA. Molti studi scientifici ne convalidano l'uso con esito positivo. SENZA EFFETTI COLLATERALI Scrive il dr.Gervasi sulla fibromialgia: È UNA MALATTIA MOLTO DIFFUSA, CHE APPARTIENE ALLA CATEGORIA DELLE PATOLOGIE EXTRA-ARTICOLARI, INTERESSA CIOÈ I TESSUTI MOLLI, COME MUSCOLI, TENDINI E ALTRE STRUTTURE ESTERNE ALL' ARTICOLAZIONE. COLPISCE SOPRATTUTTO LE DONNE. ●LA FIBROMIALGIA È CARATTERIZZATA DA DOLORE MUSCOLO SCHELETRICO DIFFUSO E LA SENSAZIONE DI AVERE MUSCOLI E TENDINI "ROTTI". LA SENSAZIONE DOLOROSA COINVOLGE SOPRATTUTTO I MUSCOLI NELLE LORO INSERZIONI SULLE OSSA, OLTRE CHE LE STRUTTURE CONNETTIVALI FIBROSE (I LEGAMENTI E I TENDINI). LE CAUSE DELLA FIBROMIALGIA NON SONO DEL TUTTO CHIARE, SI IPOTIZZANO: ●ALTERAZIONI DELL'EQUILIBRIO ORMONALE, ●ALTERAZIONI DEI NEUROTRASMETTITORI (LE SOSTANZE CHE PERMETTONO IL PASSAGGIO DEGLI IMPULSI NERVOSI DA UNA CELLULA NERVOSA ALL'ALTRA). IN PARTICOLARE SEMBRA CHE CHI NE SOFFRE ABBIA UN DEFICIT DEI NEUROTRASMETTITORI, CHE REGOLANO TRA L' ALTRO LA SENSAZIONE DEL DOLORE. FRA GLI ELEMENTI DI RISCHIO PIÙ COMUNI CI SONO: ● EVENTI STRESSANTI, TRAUMI E LUTTI; ● AFFATICAMENTO; ● ESPOSIZIONE AL FREDDO, ALL'UMIDITÀ, O AL RUMORE; ● CARENZA DI SONNO; ● CAMBIAMENTI METEREOLOGICI; ● SINDROME PREMESTRUALE. I SINTOMI: LA FIBROMIALGIA SI MANIFESTA CON DOLORE DIFFUSO IN TUTTO IL CORPO CHE SI ASSOCIA DI FREQUENTE A TENSIONE E RIGIDITÀ MUSCOLARE. LE DUE CARATTERISTICHE PRINCIPALI SONO: IPERALGESIA E ALLODINIA. ● IPERALGESIA (PERCEZIONE DI DOLORE MOLTO INTENSO IN RISPOSTA A STIMOLI DOLOROSI LIEVI; ● ALLODINIA (PERCEZIONE DI DOLORE IN RISPOSTA A STIMOLI CHE NORMALMENTE NON SONO DOLOROSI). IL DOLORE NELLA/NEL PAZIENTE FIBROMIALGICA/O SPESSO VARIA IN RELAZIONE A DIVERSI FATTORI: ●I MOMENTI DELLA GIORNATA, ●I LIVELLI DI ATTIVITÀ, ●LE CONDIZIONI ATMOSFERICHE, ●I RITMI DEL SONNO E LO STRESS. SPECIALMENTE ALLA PRESSIONE, LA SENSAZIONE DOLOROSA SI CONCENTRA IN ALCUNI PUNTI, CHIAMATI " TRIGGER O TENDER POINTS", IN GENERE LOCALIZZATI ALLA NUCA, AI GLUTEI, ALLA PARTE LOMBARE DELLA SCHIENA, AI GOMITI, ALLE GINOCCHIA, TRAPEZIO, GRANDE TROCANTERE. LA TENSIONE CONTINUA PROVOCA ANCHE UNA COSTANTE STANCHEZZA E NON PERMETTE DI DORMIRE BENE, IL SONNO È DISTURBATO E NON RISTORATORE. POSSONO COMPARIRE ANCHE: ■MAL DI TESTA, ■DOLORE AL VOLTO, ■RIGIDITÀ MATTUTINA (SPECIE AL COLLO E ALLE MANI), ■STRANI FORMICOLII, ■SENSAZIONE DI DITA INSENSIBILI, ■MANI FREDDE E PIEDI FREDDI, ■DISTURBI GASTROINTESTINALI, ■STITICHEZZA E/O DIARREA, ■DISTURBI URINARI, ■BRUCIORE A URINARE, ■SENSAZIONE DI GONFIORE ALLE MANI, ■DOLORI AL TORACE, ■DISMENORREA, ■TACHICARDIA, ■DISTURBI DELL'EQUILIBRIO, ■DIFFICOLTÀ DI CONCENTRAZIONE, ■PERDITA DI MEMORIA, ■CRAMPI AGLI ARTI INFERIORI, ■ALTERAZIONI DELL'UMORE ■ANSIA E DEPRESSIONE. LA FIBROMIALGIA È UNA MALATTIA POCO CONOSCIUTA ANCORA IN ITALIA E SOTTOVALUTATA. INVECE, NON VA TRASCURATA PERCHÈ PUÒ INCIDERE IN MODO SIGNIFICATIVO SULLA QUALITÀ DELLA VITA. ●Qual è la differenza tra FIBROMIALGIA e SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA (CFS)? •SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA e la FIBROMIALGIA sono simili in molti modi. Una persona può avere la FIBROMIALGIA e la SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA. Sia la CFS che la FIBROMIALGIA hanno dolore e affaticamento come sintomi. ■ll sintomo principale della FIBROMIALGIA è il DOLORE, ■Il sintomo principale della CFS è L'ESTREMA STANCHEZZA che non migliora con il sonno e il riposo. IL PAZIENTE CON FIBROMIALGIA, LA SUA FAMIGLIA E I MEDICI DEVONO SAPERE CHE LA FIBROMIALGIA È UNA CAUSA REALE DI DOLORE CRONICO E DI STANCHEZZA E DEVE ESSERE AFFRONTATA COME QUALUNQUE ALTRA PATOLOGIA CRONICA. LA FIBROMIALGIA NON È UNA MALATTIA MORTALE E NON CAUSA DEFORMITÀ. Dr. Stefano Gervasi
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  • UN DURO COLPO AL GOVERNO.
    LA CANNABIS LIGHT NON È UNA DROGA.
    IL TAR BOCCIA IL GROTTESCO E ASSURDO DECRETO DEL GOVERNO.
    DI STUPEFACENTE NELLA CANNABIS TERAPEUTICA SATIVA L.
    E IL SUO DERIVATO NATURALE OLIO DI CBD (CANNABINOIDE NON PSICOTROPO) C'È SOLTANTO LA DISINFORMAZIONE.

    LA DECISIONE
    La cannabis light non è una droga, il Tar BOCCIA il governo.
    Il TRIBUNALE ha accolto l'istanza presentata contro il decreto del ministero della Salute.
    Ora la battaglia si sposta in Parlamento, dove è in discussione il Ddl Sicurezza

    11 settembre 2024 14:39
    Il Tar del Lazio ha accolto l'istanza cautelare presentata contro il Decreto del ministero della Salute che inserisce le composizioni orali contenenti Cbd, meglio conosciuta come cannabis light, nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti, sospendendo la direttiva del governo Meloni. A darne notizia è stata l'associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici), che ha espresso "viva soddisfazione".

    L'emendamento contro la cannabis light che rischia di favorire il sommerso
    La decisione del tribunale arriva come un fulmine a ciel sereno durante la discussione sul controverso Ddl Sicurezza attualmente in discussione in Parlamento. Al suo interno, è stato presentato un emendamento che punta a vietare le infiorescenze, le resine e gli oli di canapa indipendentemente dal fatto che contengono o meno THC (il principio psicoattivo della cannabis, non contenuto in quella legalmente in commercio). Secondo il Forum sulle droghe, che ha scritto un appello contro l'emendamento,
    "la criminalizzazione del mercato della cannabis light produrrebbe un effetto giuridico paradossale: Punire con le sanzioni penali e amministrative previste per le sostanze psicotrope anche chi produce o consuma infiorescenze prive di effetti psicoattivi".
    Le associazioni e i rappresentanti dei produttori sostengono da sempre che una norma di questo tipo, oltre a essere antiscientifica, non farebbe altro che favorire il commercio illegale e di conseguenza la criminalità organizzata.

    Una coltivazione di cannabis light
    "Il giudice amministrativo - spiega ancora Ici - ha riconosciuto la fondatezza delle nostre argomentazioni, rilevando il grave e irreparabile danno che l'applicazione del decreto comporta all'intero settore, e ha deciso di sospenderne l'efficacia in attesa del giudizio di merito.
    Questa decisione rappresenta un'importante vittoria per il settore della canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni sociali, occupazionali ed economici. I giudici hanno ritenuto che l'applicazione del decreto avrebbe infatti potuto comportare per gli operatori economici significative e irreparabili conseguenze, anche di natura penale, legate alla possibile contestazione di reati in materia di stupefacenti".

    È un duro colpo alla propaganda di una parte del governo, soprattutto per la Lega di Matteo Salvini, che ha sempre bollato la canapa come una droga, malgrado le evidenze scientifiche lo smentiscano. "Nell'ambito del giudizio, anche attraverso la relazione tecnica a firma del prof. Ciallella (già direttore dell'Istituto di medicina legale dell'Università La Sapienza di Roma) - prosegue l'associazione - è stato dimostrato che il Cbd non determini dipendenza psicofisica e non possieda effetti psicoattivi che possano giustificarne l'inclusione tra le sostanze stupefacenti.
    Il ricorso presentato da Ici, con il sostegno di Coldiretti Liguria che ha svolto un intervento ad adiuvandum nel giudizio, ha ribadito che il settore della canapa industriale, basato su principi di legalità e sicurezza, rappresenta un'opportunità economica significativa, specialmente per le aree rurali e le piccole e medie imprese agricole''.

    Furfaro: "Il Tar del Lazio conferma l'incompetenza del governo"
    "Ennesima figuraccia di questo governo di incompetenti", ha commentato il deputato del Partito Democratico, Marco Furfaro, capogruppo dem in commissione Affari Sociali. "Oggi il tar del Lazio ha emanato un atto di sospensione per il decreto sul Cbd e la cannabis light accogliendo un'istanza cautelare presentata contro il Ministero della Salute che proprio nel decreto del 27 giugno scorso inseriva le composizioni orali contenenti Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti. Un atto importante che non solo smaschera il ministro, ma rimette in discussione tutto l'impianto securitario e antiscientifico di questo governo. Perché la cannabis light non è una droga, tanto è vero che è commercializzata in tutta Europa. L'obiettivo vergognoso era distruggere un settore che va dall'abbigliamento all'edilizia.
    Un settore in crescita formato da migliaia di realtà imprenditoriali e che impiega migliaia di persone.
    Ora la battaglia si sposterà di nuovo in Parlamento dove torneremo a difendere le imprese e i lavoratori e tutto un comparto che negli anni ha saputo crescere e diventare strategico per l'economia del nostro Paese".

    Magi: "Smontata la propaganda"
    Dello stesso avviso il segretario di Europa, Riccardo Magi:
    "Il Tar del Lazio - commenta - confermando che il Cbd non ha nulla a che fare nemmeno lontanamente con le sostanze stupefacenti, smonta tutta la propaganda proibizionista del governo sulla cannabis light e, con questa tempestiva pronuncia, incide profondamente anche su ciò che l'aula di Montecitorio sta discutendo in queste ore, ovvero sulla parte del ddl sicurezza che di fatto cancella con un colpo di spugna l'intero settore della canapa industriale. Il governo e la maggioranza, se non vogliono vedere anche questo provvedimento smontato dalle sentenze, stralcino l'articolo che mette fuorilegge la cannabis light, approvando il nostro emendamento che sopprime l'articolo 18, e la smettano di condurre questa caccia alle streghe". Intanto, a Montecitorio, il vicepresidente del gruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, ha chiesto un'informativa in aula del ministro della Salute, Orazio Schillaci.

    La cannabis light non è una droga, il Tar boccia il governo
    UN DURO COLPO AL GOVERNO. LA CANNABIS LIGHT NON È UNA DROGA. IL TAR BOCCIA IL GROTTESCO E ASSURDO DECRETO DEL GOVERNO. DI STUPEFACENTE NELLA CANNABIS TERAPEUTICA SATIVA L. E IL SUO DERIVATO NATURALE OLIO DI CBD (CANNABINOIDE NON PSICOTROPO) C'È SOLTANTO LA DISINFORMAZIONE. LA DECISIONE La cannabis light non è una droga, il Tar BOCCIA il governo. Il TRIBUNALE ha accolto l'istanza presentata contro il decreto del ministero della Salute. Ora la battaglia si sposta in Parlamento, dove è in discussione il Ddl Sicurezza 11 settembre 2024 14:39 Il Tar del Lazio ha accolto l'istanza cautelare presentata contro il Decreto del ministero della Salute che inserisce le composizioni orali contenenti Cbd, meglio conosciuta come cannabis light, nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti, sospendendo la direttiva del governo Meloni. A darne notizia è stata l'associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici), che ha espresso "viva soddisfazione". L'emendamento contro la cannabis light che rischia di favorire il sommerso La decisione del tribunale arriva come un fulmine a ciel sereno durante la discussione sul controverso Ddl Sicurezza attualmente in discussione in Parlamento. Al suo interno, è stato presentato un emendamento che punta a vietare le infiorescenze, le resine e gli oli di canapa indipendentemente dal fatto che contengono o meno THC (il principio psicoattivo della cannabis, non contenuto in quella legalmente in commercio). Secondo il Forum sulle droghe, che ha scritto un appello contro l'emendamento, "la criminalizzazione del mercato della cannabis light produrrebbe un effetto giuridico paradossale: Punire con le sanzioni penali e amministrative previste per le sostanze psicotrope anche chi produce o consuma infiorescenze prive di effetti psicoattivi". Le associazioni e i rappresentanti dei produttori sostengono da sempre che una norma di questo tipo, oltre a essere antiscientifica, non farebbe altro che favorire il commercio illegale e di conseguenza la criminalità organizzata. Una coltivazione di cannabis light "Il giudice amministrativo - spiega ancora Ici - ha riconosciuto la fondatezza delle nostre argomentazioni, rilevando il grave e irreparabile danno che l'applicazione del decreto comporta all'intero settore, e ha deciso di sospenderne l'efficacia in attesa del giudizio di merito. Questa decisione rappresenta un'importante vittoria per il settore della canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni sociali, occupazionali ed economici. I giudici hanno ritenuto che l'applicazione del decreto avrebbe infatti potuto comportare per gli operatori economici significative e irreparabili conseguenze, anche di natura penale, legate alla possibile contestazione di reati in materia di stupefacenti". È un duro colpo alla propaganda di una parte del governo, soprattutto per la Lega di Matteo Salvini, che ha sempre bollato la canapa come una droga, malgrado le evidenze scientifiche lo smentiscano. "Nell'ambito del giudizio, anche attraverso la relazione tecnica a firma del prof. Ciallella (già direttore dell'Istituto di medicina legale dell'Università La Sapienza di Roma) - prosegue l'associazione - è stato dimostrato che il Cbd non determini dipendenza psicofisica e non possieda effetti psicoattivi che possano giustificarne l'inclusione tra le sostanze stupefacenti. Il ricorso presentato da Ici, con il sostegno di Coldiretti Liguria che ha svolto un intervento ad adiuvandum nel giudizio, ha ribadito che il settore della canapa industriale, basato su principi di legalità e sicurezza, rappresenta un'opportunità economica significativa, specialmente per le aree rurali e le piccole e medie imprese agricole''. Furfaro: "Il Tar del Lazio conferma l'incompetenza del governo" "Ennesima figuraccia di questo governo di incompetenti", ha commentato il deputato del Partito Democratico, Marco Furfaro, capogruppo dem in commissione Affari Sociali. "Oggi il tar del Lazio ha emanato un atto di sospensione per il decreto sul Cbd e la cannabis light accogliendo un'istanza cautelare presentata contro il Ministero della Salute che proprio nel decreto del 27 giugno scorso inseriva le composizioni orali contenenti Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti. Un atto importante che non solo smaschera il ministro, ma rimette in discussione tutto l'impianto securitario e antiscientifico di questo governo. Perché la cannabis light non è una droga, tanto è vero che è commercializzata in tutta Europa. L'obiettivo vergognoso era distruggere un settore che va dall'abbigliamento all'edilizia. Un settore in crescita formato da migliaia di realtà imprenditoriali e che impiega migliaia di persone. Ora la battaglia si sposterà di nuovo in Parlamento dove torneremo a difendere le imprese e i lavoratori e tutto un comparto che negli anni ha saputo crescere e diventare strategico per l'economia del nostro Paese". Magi: "Smontata la propaganda" Dello stesso avviso il segretario di Europa, Riccardo Magi: "Il Tar del Lazio - commenta - confermando che il Cbd non ha nulla a che fare nemmeno lontanamente con le sostanze stupefacenti, smonta tutta la propaganda proibizionista del governo sulla cannabis light e, con questa tempestiva pronuncia, incide profondamente anche su ciò che l'aula di Montecitorio sta discutendo in queste ore, ovvero sulla parte del ddl sicurezza che di fatto cancella con un colpo di spugna l'intero settore della canapa industriale. Il governo e la maggioranza, se non vogliono vedere anche questo provvedimento smontato dalle sentenze, stralcino l'articolo che mette fuorilegge la cannabis light, approvando il nostro emendamento che sopprime l'articolo 18, e la smettano di condurre questa caccia alle streghe". Intanto, a Montecitorio, il vicepresidente del gruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, ha chiesto un'informativa in aula del ministro della Salute, Orazio Schillaci. La cannabis light non è una droga, il Tar boccia il governo
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