Ricorda quel tempo... ricorda come ubbidivi...
...e nella piazza vuota taceva la fontana,
nel suo zampillare, beffarda e vana.
Le strade, deserte, di passi orfane,
racchiudevano l’eco di libertà lontane.
Era un’idea, dicono, a guidare il silenzio,
un’illusione vestita di doveroso consenso.
Le finestre serrate, i volti nascosti,
il mondo si chiudeva in prigioni imposte.
Il cielo restava aperto, immutabile, a volte terso,
mentre il tempo scorreva lento e mai diverso.
Un volo d’uccello, un respiro di vento,
sfidavano quel cupo, sospeso tormento.
Eppure, nell’oblio, si spegneva un sorriso,
e un canto sommesso s’affacciava deciso:
“Ci avete legati per paura o follia,
ma la libertà vera non è utopia.”
Così la piazza, sola, con la fontana testarda,
assisteva al teatrino, crudele e beffarda.
E mentre il mondo s’aggrappava all’illusione,
si spegneva nel cuore ogni ribellione.
*il poetastro innominato*
...e nella piazza vuota taceva la fontana,
nel suo zampillare, beffarda e vana.
Le strade, deserte, di passi orfane,
racchiudevano l’eco di libertà lontane.
Era un’idea, dicono, a guidare il silenzio,
un’illusione vestita di doveroso consenso.
Le finestre serrate, i volti nascosti,
il mondo si chiudeva in prigioni imposte.
Il cielo restava aperto, immutabile, a volte terso,
mentre il tempo scorreva lento e mai diverso.
Un volo d’uccello, un respiro di vento,
sfidavano quel cupo, sospeso tormento.
Eppure, nell’oblio, si spegneva un sorriso,
e un canto sommesso s’affacciava deciso:
“Ci avete legati per paura o follia,
ma la libertà vera non è utopia.”
Così la piazza, sola, con la fontana testarda,
assisteva al teatrino, crudele e beffarda.
E mentre il mondo s’aggrappava all’illusione,
si spegneva nel cuore ogni ribellione.
*il poetastro innominato*
Ricorda quel tempo... ricorda come ubbidivi...
...e nella piazza vuota taceva la fontana,
nel suo zampillare, beffarda e vana.
Le strade, deserte, di passi orfane,
racchiudevano l’eco di libertà lontane.
Era un’idea, dicono, a guidare il silenzio,
un’illusione vestita di doveroso consenso.
Le finestre serrate, i volti nascosti,
il mondo si chiudeva in prigioni imposte.
Il cielo restava aperto, immutabile, a volte terso,
mentre il tempo scorreva lento e mai diverso.
Un volo d’uccello, un respiro di vento,
sfidavano quel cupo, sospeso tormento.
Eppure, nell’oblio, si spegneva un sorriso,
e un canto sommesso s’affacciava deciso:
“Ci avete legati per paura o follia,
ma la libertà vera non è utopia.”
Così la piazza, sola, con la fontana testarda,
assisteva al teatrino, crudele e beffarda.
E mentre il mondo s’aggrappava all’illusione,
si spegneva nel cuore ogni ribellione.
*il poetastro innominato*
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