• CBD, METABOLISMO E PERDITA DI PESO
    molti di noi hanno iniziato la lotta a quei chili di troppo .

    Si inizia a parlare sempre più spesso, infatti, dell'olio di CBD come promettente integratore alternativo per la perdita di peso.
    Ma quanto sono vere esattamente queste affermazioni?
    Il CBD può favorire davvero la perdita di peso?

    Potenzialmente sì, ma non direttamente.

    Ancora una volta entra in gioco il sistema endocannabinoide naturale del nostro corpo, che risponde a diverse sostanze chimiche attraverso i recettori CB1 e CB2. I recettori CB1 sono maggiormente radicati nel cervello e nel sistema nervoso centrale.
    I recettori CB2 si trovano invece principalmente nel sistema immunitario.

    Nelle persone che soffrono di obesità, però, i recettori CB1 si diffondono anche nel tessuto adiposo. Ed è proprio questo che suggerisce ai ricercatori una connessione tra l'attivazione del recettore CB1 e l'obesità.

    Quando parliamo di obesità, perdita di peso e salute generale, la parola “grasso” ci fa drizzare i capelli e tende ad avere una brutta reputazione.
    Ma non tutto il grasso corporeo è uguale. Proprio come i vari alimenti che mangiamo contengono grassi sani e malsani, anche il grasso del nostro corpo può essere sano o dannoso. Il tessuto adiposo bianco, o “grasso bianco” è il risultato della conservazione delle calorie in eccesso.
    Troppo grasso bianco immagazzinato attorno all'addome è stato collegato a un rischio maggiore di disturbi metabolici come il diabete, nonché a malattie cardiache e altri disturbi.

    Al contrario, il tessuto adiposo marrone, o “grasso bruno” è un tipo di grasso sano.
    Le cellule di grasso bruno contengono un'alta concentrazione di mitocondri ricchi di ferro.
    Questo è ciò che dà loro il colore marrone. Queste cellule adipose bruciano calorie per generare energia e possono effettivamente aiutare a combattere l'obesità.
    I neonati, gli animali in letargo e le persone con una sana funzione metabolica tendono ad avere una percentuale più elevata di grasso bruno.

    Bene, detto questo, si scopre ora che il CBD potrebbe promuovere la conversione del grasso bianco in grasso bruno, in un processo conosciuto come “imbrunimento del grasso”.

    Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Molecular and Cellular Biochemistry (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27067870/) ha scoperto che il CBD aumenta l'espressione dei geni marcatori e delle proteine specifiche del grasso bruno.
    Allo stesso tempo, il CBD riduce i livelli di proteine associate alla generazione di cellule adipose bianche.
    Il CBD stimola anche il metabolismo lipidico (conversione del grasso in energia), affermandosi così come una promessa per la prevenzione dell'obesità.

    La ricerca, quindi si sta muovendo in questa direzione, approfondendo il legame tra il sistema endocannabinoide e la regolazione metabolica. D'altronde i recettori dei cannabinoidi si trovano nel cervello, nel pancreas e nel tratto gastrointestinale, sono parte integrante delle reti che regolano l'apporto alimentare e l'appetito.

    Anche nutrizionisti, esperti di fitness e altri autori sostengono che il CBD aiuta a gestire l’appetito come Nataly Komova, esperta di fitness presso JustCBD, che sottolinea come il CBD interagisca con il sistema endocannabinoide e dichiara che “sulla base degli studi disponibili, possiamo aspettarci il suo promettente potenziale nel metabolismo lipidico e nel glucosio attraverso l'azione su vari recettori”.

    Altri autori sostengono che il CBD aiuta a sopprimere l'appetito, come Danielle Edenworth, esperta di salute e fitness presso HealthyLand, che spiega “la sostanza influenza sia il corpo che il cervello e aiuta a perdere peso mentre sopprime l'appetito, oltre a trasformare il bianco grasso in grasso bruno, bruciando così calorie”.

    Ad essere onesti, quando si tratta di perdere peso, il CBD non è il primo prodotto che ci viene in mente, tuttavia, come abbiamo visto dai recenti studi, il CBD sembra promuovere un sano “imbrunimento del grasso”, oltre a svolgere un possibile ruolo nella regolazione del metabolismo.

    Insieme alla dieta e all'esercizio fisico, quindi, l’olio di CBD può darci sicuramente un aiuto in più per riuscire a mantenere uno stile di vita sano che può portare alla perdita di peso.
    Per saperne di più Sugli STUDI
    SCIENTIFICI DEL CBD iscriviti AL GRUPPO di Lifegroupchat : FUTURCANAPA i POTENTI BENEFICI DELL'OLIO DI CBD PER LA SALUTE
    CBD, METABOLISMO E PERDITA DI PESO molti di noi hanno iniziato la lotta a quei chili di troppo . Si inizia a parlare sempre più spesso, infatti, dell'olio di CBD come promettente integratore alternativo per la perdita di peso. Ma quanto sono vere esattamente queste affermazioni? Il CBD può favorire davvero la perdita di peso? Potenzialmente sì, ma non direttamente. Ancora una volta entra in gioco il sistema endocannabinoide naturale del nostro corpo, che risponde a diverse sostanze chimiche attraverso i recettori CB1 e CB2. I recettori CB1 sono maggiormente radicati nel cervello e nel sistema nervoso centrale. I recettori CB2 si trovano invece principalmente nel sistema immunitario. Nelle persone che soffrono di obesità, però, i recettori CB1 si diffondono anche nel tessuto adiposo. Ed è proprio questo che suggerisce ai ricercatori una connessione tra l'attivazione del recettore CB1 e l'obesità. Quando parliamo di obesità, perdita di peso e salute generale, la parola “grasso” ci fa drizzare i capelli e tende ad avere una brutta reputazione. Ma non tutto il grasso corporeo è uguale. Proprio come i vari alimenti che mangiamo contengono grassi sani e malsani, anche il grasso del nostro corpo può essere sano o dannoso. Il tessuto adiposo bianco, o “grasso bianco” è il risultato della conservazione delle calorie in eccesso. Troppo grasso bianco immagazzinato attorno all'addome è stato collegato a un rischio maggiore di disturbi metabolici come il diabete, nonché a malattie cardiache e altri disturbi. Al contrario, il tessuto adiposo marrone, o “grasso bruno” è un tipo di grasso sano. Le cellule di grasso bruno contengono un'alta concentrazione di mitocondri ricchi di ferro. Questo è ciò che dà loro il colore marrone. Queste cellule adipose bruciano calorie per generare energia e possono effettivamente aiutare a combattere l'obesità. I neonati, gli animali in letargo e le persone con una sana funzione metabolica tendono ad avere una percentuale più elevata di grasso bruno. Bene, detto questo, si scopre ora che il CBD potrebbe promuovere la conversione del grasso bianco in grasso bruno, in un processo conosciuto come “imbrunimento del grasso”. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Molecular and Cellular Biochemistry (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27067870/) ha scoperto che il CBD aumenta l'espressione dei geni marcatori e delle proteine specifiche del grasso bruno. Allo stesso tempo, il CBD riduce i livelli di proteine associate alla generazione di cellule adipose bianche. Il CBD stimola anche il metabolismo lipidico (conversione del grasso in energia), affermandosi così come una promessa per la prevenzione dell'obesità. La ricerca, quindi si sta muovendo in questa direzione, approfondendo il legame tra il sistema endocannabinoide e la regolazione metabolica. D'altronde i recettori dei cannabinoidi si trovano nel cervello, nel pancreas e nel tratto gastrointestinale, sono parte integrante delle reti che regolano l'apporto alimentare e l'appetito. Anche nutrizionisti, esperti di fitness e altri autori sostengono che il CBD aiuta a gestire l’appetito come Nataly Komova, esperta di fitness presso JustCBD, che sottolinea come il CBD interagisca con il sistema endocannabinoide e dichiara che “sulla base degli studi disponibili, possiamo aspettarci il suo promettente potenziale nel metabolismo lipidico e nel glucosio attraverso l'azione su vari recettori”. Altri autori sostengono che il CBD aiuta a sopprimere l'appetito, come Danielle Edenworth, esperta di salute e fitness presso HealthyLand, che spiega “la sostanza influenza sia il corpo che il cervello e aiuta a perdere peso mentre sopprime l'appetito, oltre a trasformare il bianco grasso in grasso bruno, bruciando così calorie”. Ad essere onesti, quando si tratta di perdere peso, il CBD non è il primo prodotto che ci viene in mente, tuttavia, come abbiamo visto dai recenti studi, il CBD sembra promuovere un sano “imbrunimento del grasso”, oltre a svolgere un possibile ruolo nella regolazione del metabolismo. Insieme alla dieta e all'esercizio fisico, quindi, l’olio di CBD può darci sicuramente un aiuto in più per riuscire a mantenere uno stile di vita sano che può portare alla perdita di peso. Per saperne di più Sugli STUDI SCIENTIFICI DEL CBD iscriviti AL GRUPPO di Lifegroupchat : FUTURCANAPA i POTENTI BENEFICI DELL'OLIO DI CBD PER LA SALUTE
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  • COME CURARE LA SCIATICA IN MODO NATURALE CON IL CBD
    L’irritazione del nervo sciatico è una condizione che causa dolore nella porzione lombare della schiena (lombosciatalgia) e si verifica a seguito della compressione della radice del nervo sciatico in corrispondenza dall’uscita dello stesso dalla porzione lombare della colonna o da una compressione periferica del nervo sciatico.
    LA COMPRESSIONE periferica del NERVO SCIATICO sfocia spesso nella sindrome del piriforme, condizione in cui il dolore percepito nella parte bassa della schiena coinvolge sia il gluteo che il nervo sciatico.

    La lombosciatalgia o comunemente ‘sciatica’ è un tipo di mal di schiena che si irradia lungo il percorso del nervo sciatico, causando disagio nei movimenti di routine; infatti, è frequente che il dolore sia talmente intenso da impedire anche semplici attività quotidiane.
    Fortunatamente, esistono rimedi naturali che possono rivelarsi utili nella gestione del dolore acuto e nel dolore cronico che caratterizzano la sciatica.
    Tra i trattamenti per il dolore alla schiena -lombalgia- e tra i metodi impiegati per alleviare il dolore di numerose patologie e condizioni, il ruolo del CBD -cannabidiolo- stimola interesse sempre crescente.

    CAUSE E SINTOMI DELLA SCIATICA
    La sciatica si verifica quando il nervo sciatico, il più lungo del corpo umano, viene danneggiato o compresso con conseguente irritazione e dolore.
    Le cause più comuni della sciatica includono l’ernia del disco, la stenosi spinale, lo scivolamento e disallineamento con spostamento di due vertebre, la sindrome del piriforme e i traumi correlati agli incidenti.

    I sintomi della sciatica possono variare da lievi a severi e sono caratterizzati da bruciore e formicolio lungo il percorso del nervo.
    Le persone affette da sciatica possono anche sperimentare intorpidimento o debolezza muscolare e sensazioni di formicolio ai piedi o alle gambe.

    Esistono anche alcuni fattori di rischio che possono contribuire alla comparsa della lombalgia e che espongono al rischio di sciatica.
    Tra questi: lavori pesanti o ripetitivi, età avanzata che favorisce la disidratazione dei dischi intervertebrali, sovrappeso e sedentarietà, diabete e posture errate.

    TRATTAMENTO DELLA SCIATICA CON IL CBD
    Tra i trattamenti per la sciatica per la riduzione del dolore, quello con il CBD è incredibilmente per la gestione del dolore e dell’infiammazione associati alla sciatica.
    L’assunzione di CBD, infatti, attiva il sistema endocannabinoide naturale del corpo, riducendo la reazione eccessiva dell’organismo responsabile del dolore e dell’infiammazione.

    Il cannabidiolo (CBD) è uno dei molti composti presenti nella pianta di cannabis. A differenza del THC, principale componente psicoattivo della cannabis, il CBD non ha effetti psicoattivi, il che significa che non causa l’effetto “sballo”.

    Il CBD funziona interagendo con il sistema endocannabinoide del corpo, che è responsabile del mantenimento dell’omeostasi nel corpo.
    Il Sistema Endocannabinoide (ECS) è costituito da una fitta rete di recettori a cui si legano endocannabinoidi e fitocannabinoidi, come il CBD.
    CB1 e CB2, recettori cannabinoidi, legano il CBD e altri cannabinoidi , modulando l’ECS. (Sistema endocanhabinoide).

    Il recettore CB1 è maggiormente diffuso nel Sistema Nervoso Centrale e CB2 nel Sistema immunitario.
    L’attività del sistema endocannabinoide è finalizzata a ripristinare il fisiologico equilibrio dell’organismo (omeostasi) attraverso la regolazione di numerosi meccanismi.

    Esistono due metodi principali per utilizzare il CBD nel trattamento della sciatica. Il primo consiste nell’applicazione di gel o creme o spray specificatamente formulati direttamente sulla pelle per un sollievo mirato e a breve termine. Il secondo metodo prevede l’uso giornaliero di olio di CBD con somministrazione in gocce sublinguale effettuando così una vera terapia antinfiammatoria e analgesica per un sollievo dal dolore cronico con effetto duraturo.

    Il CBD offre numerosi benefici nel trattamento della sciatica. Innanzitutto, è un potente antinfiammatorio naturale, aiuta a ridurre l’infiammazione lungo il percorso del nervo sciatico.
    Il CBD ha proprietà analgesiche, che contribuiscono a ridurre il dolore associato alla sciatica.

    Oltre a questi benefici principali, il CBD può anche aiutare collateralmente a migliorare il sonno, ridurre l’ansia e alleviare lo stress, che possono essere correlati alla sciatica.
    Inoltre, il CBD può contribuire a migliorare la circolazione sanguignae a ridurre la tensione muscolare, favorendo una migliore mobilità e una maggiore flessibilità.

    Applicazione topica: applicare una crema unguento o gel al CBD o palmare poche gocce di olio di CBD direttamente sulla zona colpita per un sollievo mirato ed immediato.

    La sciatica può causare disagio e limitare le attività quotidiane, ma il CBD può essere un valido alleato nel trattamento dei sintomi. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, il CBD può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore associati alla sciatica.

    È importante consultare il proprio medico prima di utilizzare il CBD per la sciatica e seguire le raccomandazioni di dosaggio. Inoltre, è consigliabile combinare l’uso del CBD con uno stile di vita sano e altre forme di trattamento consigliate per massimizzare i benefici e favorire una rapida guarigione
    COME CURARE LA SCIATICA IN MODO NATURALE CON IL CBD L’irritazione del nervo sciatico è una condizione che causa dolore nella porzione lombare della schiena (lombosciatalgia) e si verifica a seguito della compressione della radice del nervo sciatico in corrispondenza dall’uscita dello stesso dalla porzione lombare della colonna o da una compressione periferica del nervo sciatico. LA COMPRESSIONE periferica del NERVO SCIATICO sfocia spesso nella sindrome del piriforme, condizione in cui il dolore percepito nella parte bassa della schiena coinvolge sia il gluteo che il nervo sciatico. La lombosciatalgia o comunemente ‘sciatica’ è un tipo di mal di schiena che si irradia lungo il percorso del nervo sciatico, causando disagio nei movimenti di routine; infatti, è frequente che il dolore sia talmente intenso da impedire anche semplici attività quotidiane. Fortunatamente, esistono rimedi naturali che possono rivelarsi utili nella gestione del dolore acuto e nel dolore cronico che caratterizzano la sciatica. Tra i trattamenti per il dolore alla schiena -lombalgia- e tra i metodi impiegati per alleviare il dolore di numerose patologie e condizioni, il ruolo del CBD -cannabidiolo- stimola interesse sempre crescente. CAUSE E SINTOMI DELLA SCIATICA La sciatica si verifica quando il nervo sciatico, il più lungo del corpo umano, viene danneggiato o compresso con conseguente irritazione e dolore. Le cause più comuni della sciatica includono l’ernia del disco, la stenosi spinale, lo scivolamento e disallineamento con spostamento di due vertebre, la sindrome del piriforme e i traumi correlati agli incidenti. I sintomi della sciatica possono variare da lievi a severi e sono caratterizzati da bruciore e formicolio lungo il percorso del nervo. Le persone affette da sciatica possono anche sperimentare intorpidimento o debolezza muscolare e sensazioni di formicolio ai piedi o alle gambe. Esistono anche alcuni fattori di rischio che possono contribuire alla comparsa della lombalgia e che espongono al rischio di sciatica. Tra questi: lavori pesanti o ripetitivi, età avanzata che favorisce la disidratazione dei dischi intervertebrali, sovrappeso e sedentarietà, diabete e posture errate. TRATTAMENTO DELLA SCIATICA CON IL CBD Tra i trattamenti per la sciatica per la riduzione del dolore, quello con il CBD è incredibilmente per la gestione del dolore e dell’infiammazione associati alla sciatica. L’assunzione di CBD, infatti, attiva il sistema endocannabinoide naturale del corpo, riducendo la reazione eccessiva dell’organismo responsabile del dolore e dell’infiammazione. Il cannabidiolo (CBD) è uno dei molti composti presenti nella pianta di cannabis. A differenza del THC, principale componente psicoattivo della cannabis, il CBD non ha effetti psicoattivi, il che significa che non causa l’effetto “sballo”. Il CBD funziona interagendo con il sistema endocannabinoide del corpo, che è responsabile del mantenimento dell’omeostasi nel corpo. Il Sistema Endocannabinoide (ECS) è costituito da una fitta rete di recettori a cui si legano endocannabinoidi e fitocannabinoidi, come il CBD. CB1 e CB2, recettori cannabinoidi, legano il CBD e altri cannabinoidi , modulando l’ECS. (Sistema endocanhabinoide). Il recettore CB1 è maggiormente diffuso nel Sistema Nervoso Centrale e CB2 nel Sistema immunitario. L’attività del sistema endocannabinoide è finalizzata a ripristinare il fisiologico equilibrio dell’organismo (omeostasi) attraverso la regolazione di numerosi meccanismi. Esistono due metodi principali per utilizzare il CBD nel trattamento della sciatica. Il primo consiste nell’applicazione di gel o creme o spray specificatamente formulati direttamente sulla pelle per un sollievo mirato e a breve termine. Il secondo metodo prevede l’uso giornaliero di olio di CBD con somministrazione in gocce sublinguale effettuando così una vera terapia antinfiammatoria e analgesica per un sollievo dal dolore cronico con effetto duraturo. Il CBD offre numerosi benefici nel trattamento della sciatica. Innanzitutto, è un potente antinfiammatorio naturale, aiuta a ridurre l’infiammazione lungo il percorso del nervo sciatico. Il CBD ha proprietà analgesiche, che contribuiscono a ridurre il dolore associato alla sciatica. Oltre a questi benefici principali, il CBD può anche aiutare collateralmente a migliorare il sonno, ridurre l’ansia e alleviare lo stress, che possono essere correlati alla sciatica. Inoltre, il CBD può contribuire a migliorare la circolazione sanguignae a ridurre la tensione muscolare, favorendo una migliore mobilità e una maggiore flessibilità. Applicazione topica: applicare una crema unguento o gel al CBD o palmare poche gocce di olio di CBD direttamente sulla zona colpita per un sollievo mirato ed immediato. La sciatica può causare disagio e limitare le attività quotidiane, ma il CBD può essere un valido alleato nel trattamento dei sintomi. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, il CBD può aiutare a ridurre l’infiammazione e il dolore associati alla sciatica. È importante consultare il proprio medico prima di utilizzare il CBD per la sciatica e seguire le raccomandazioni di dosaggio. Inoltre, è consigliabile combinare l’uso del CBD con uno stile di vita sano e altre forme di trattamento consigliate per massimizzare i benefici e favorire una rapida guarigione
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  • Massimo Nabissi e i cannabinoidi in oncologia
    Il professor Massimo Nabissi, biologo e ricercatore presso l’Università di Camerino, è una figura di rilievo nel campo della ricerca pre-clinica e ha concentrato i suoi studi su oncologia, immunologia e infiammazione.
    Si dedica con particolare interesse ai fitocannabinoidi, i composti bioattivi estratti dalla Cannabis. Le sue ricerche, che includono CBD e il THC, si sono rivelate fondamentali per esplorare nuove frontiere terapeutiche, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei tumori.

    Le prime ricerche
    Dopo aver lavorato per diversi anni nell’ambito della oncologia sperimentale, il professor Nabissi si è interessato allo studio della Cannabis grazie alla lettura di evidenze sperimentali in lavori scientifici e allo studio su un recettore la cui attività veniva regolata dal cannabidiolo.

    Nel 2010, Nabissi ha avviato le prime sperimentazioni con CBD e THC in cellule tumorali di glioblastoma e mieloma multiplo, che hanno evidenziato un ruolo anti-tumorale sia per il THC che per CBD. Inoltre, la combinazione con i chemioterapici utilizzati nella terapia standard per questi tumori, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD fosse in grado di aumentare l’effetto citotossico degli stessi chemioterapici e come l’aggiunta dei cannabinoidi potesse permettere di ottenere un effetto antitumorale maggiore, permettendo di ridurre le dosi dei chemioterapici. Questi dati hanno suggerito un effetto sinergico dei cannabinoidi con alcuni tipi di chemioterapici (ossia, l’effetto delle combinazioni è maggiore della somma delle singole molecole).

    Il potere dei cannabinoidi

    Massimo Nabissi ha proseguito la sua attività di ricerca studiando le interazioni di CBD e THC con altri cannabinoidi in diversi modelli sperimentali di tumore (glioblastoma, mieloma multiplo, pancreas, endometrio) e valutando i potenziali effetti sinergici dei cannabinoidi con altri fitoterapici o altre terapie palliative. Il suo lavoro è stato pubblicato nel 2015 sull’International Journal of Cancer, una prestigiosa rivista scientifica internazionale in ambito oncologico.

    I dati significativi ottenuti grazie al suo lavoro di ricerca pre-clinica hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti affetti da mieloma multiplo.

    Meccanismi d’azione
    Uno degli aspetti più interessanti delle ricerche di Nabissi riguarda i meccanismi molecolari con cui i fitocannabinoidi agiscono. Il CBD e il THC, sebbene condividano alcune caratteristiche, interagiscono con i recettori cellulari in modo diverso. Non si limitano infatti a legarsi ai classici recettori CB1 e CB2, ma coinvolgono una vasta gamma di recettori, come quelli vanilloidi (TRPV1-2-3-4) e PPAR-gamma. Questa complessità molecolare permette ai cannabinoidi di indurre la morte selettiva delle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane, un obiettivo cruciale nelle terapie antitumorali.

    Il futuro della Cannabis Terapeutica
    Nonostante le potenzialità dimostrate dai fitocannabinoidi nei modelli pre-clinici, Nabissi sottolinea che la comunità scientifica è ancora lontana dall’utilizzare la Cannabis come terapia standardizzata contro i tumori. La mancanza di studi clinici su larga scala è uno dei principali ostacoli, ma vi sono molte speranze che le sperimentazioni avviate in altri paesi possano fornire dati solidi. Fino ad oggi, il professor Nabissi ha lavorato principalmente con composti purificati, ma è interessato a esplorare il potenziale degli estratti full spectrum, che potrebbero avere effetti più complessi e promettenti.

    L’Italia è attualmente uno dei pochi paesi in cui, tra mille difficoltà, si riesce a fare ricerca con derivati della Cannabis, ma è estremamente difficile reperire finanziamenti mirati. Per quanto riguarda il lavoro sul mieloma multiplo, la ricerca è stata presa come riferimento per il deposito di un brevetto sull’uso di derivati della Cannabis, depositato da due ditte farmaceutiche estere.

    ricerca cannabis oncologia

    Il benessere del paziente
    La Cannabis è oggetto di studio in molte terapie (oncologiche, infiammatorie croniche, neurodegenerative, ecc.) anche come farmaco in grado di migliorare il senso di benessere nel paziente. Secondo il professor Nabissi, questo obiettivo è un fondamentale risultato terapeutico, che non dovrebbe mai prescindere dalla terapia che il paziente sta seguendo. Le combinazioni farmacologiche dovrebbero agire nel ridurre, eliminare o rallentare il decoroso di una malattia, ma se la terapia farmacologica ha una tossicità tale da creare nel paziente un malessere aggiuntivo, si deve fortemente valutare l’aggiunta di altri trattamenti terapeutici mirati a ridurre il malessere del paziente e la terapia con Cannabis può fornire un grande valore aggiunto.

    L’opera del professor Massimo Nabissi rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama della ricerca sui cannabinoidi, che hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi.

    Non è corretto cercare di individuare nella Cannabis “la molecola che cura il cancro” in quanto purtroppo non è ancora possibile trovare un singolo trattamento in grado di sconfiggere il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata.

    C’è ancora molta strada da fare per integrare pienamente la Cannabis Terapeutica nelle cure oncologiche tradizionali, ma il lavoro di Nabissi ha aperto nuove possibilità di trattamento. In futuro, si auspica che studi clinici su larga scala possano portare a un uso più diffuso e sicuro della Cannabis in oncologia.
    Massimo Nabissi e i cannabinoidi in oncologia Il professor Massimo Nabissi, biologo e ricercatore presso l’Università di Camerino, è una figura di rilievo nel campo della ricerca pre-clinica e ha concentrato i suoi studi su oncologia, immunologia e infiammazione. Si dedica con particolare interesse ai fitocannabinoidi, i composti bioattivi estratti dalla Cannabis. Le sue ricerche, che includono CBD e il THC, si sono rivelate fondamentali per esplorare nuove frontiere terapeutiche, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei tumori. Le prime ricerche Dopo aver lavorato per diversi anni nell’ambito della oncologia sperimentale, il professor Nabissi si è interessato allo studio della Cannabis grazie alla lettura di evidenze sperimentali in lavori scientifici e allo studio su un recettore la cui attività veniva regolata dal cannabidiolo. Nel 2010, Nabissi ha avviato le prime sperimentazioni con CBD e THC in cellule tumorali di glioblastoma e mieloma multiplo, che hanno evidenziato un ruolo anti-tumorale sia per il THC che per CBD. Inoltre, la combinazione con i chemioterapici utilizzati nella terapia standard per questi tumori, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD fosse in grado di aumentare l’effetto citotossico degli stessi chemioterapici e come l’aggiunta dei cannabinoidi potesse permettere di ottenere un effetto antitumorale maggiore, permettendo di ridurre le dosi dei chemioterapici. Questi dati hanno suggerito un effetto sinergico dei cannabinoidi con alcuni tipi di chemioterapici (ossia, l’effetto delle combinazioni è maggiore della somma delle singole molecole). Il potere dei cannabinoidi Massimo Nabissi ha proseguito la sua attività di ricerca studiando le interazioni di CBD e THC con altri cannabinoidi in diversi modelli sperimentali di tumore (glioblastoma, mieloma multiplo, pancreas, endometrio) e valutando i potenziali effetti sinergici dei cannabinoidi con altri fitoterapici o altre terapie palliative. Il suo lavoro è stato pubblicato nel 2015 sull’International Journal of Cancer, una prestigiosa rivista scientifica internazionale in ambito oncologico. I dati significativi ottenuti grazie al suo lavoro di ricerca pre-clinica hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti affetti da mieloma multiplo. Meccanismi d’azione Uno degli aspetti più interessanti delle ricerche di Nabissi riguarda i meccanismi molecolari con cui i fitocannabinoidi agiscono. Il CBD e il THC, sebbene condividano alcune caratteristiche, interagiscono con i recettori cellulari in modo diverso. Non si limitano infatti a legarsi ai classici recettori CB1 e CB2, ma coinvolgono una vasta gamma di recettori, come quelli vanilloidi (TRPV1-2-3-4) e PPAR-gamma. Questa complessità molecolare permette ai cannabinoidi di indurre la morte selettiva delle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane, un obiettivo cruciale nelle terapie antitumorali. Il futuro della Cannabis Terapeutica Nonostante le potenzialità dimostrate dai fitocannabinoidi nei modelli pre-clinici, Nabissi sottolinea che la comunità scientifica è ancora lontana dall’utilizzare la Cannabis come terapia standardizzata contro i tumori. La mancanza di studi clinici su larga scala è uno dei principali ostacoli, ma vi sono molte speranze che le sperimentazioni avviate in altri paesi possano fornire dati solidi. Fino ad oggi, il professor Nabissi ha lavorato principalmente con composti purificati, ma è interessato a esplorare il potenziale degli estratti full spectrum, che potrebbero avere effetti più complessi e promettenti. L’Italia è attualmente uno dei pochi paesi in cui, tra mille difficoltà, si riesce a fare ricerca con derivati della Cannabis, ma è estremamente difficile reperire finanziamenti mirati. Per quanto riguarda il lavoro sul mieloma multiplo, la ricerca è stata presa come riferimento per il deposito di un brevetto sull’uso di derivati della Cannabis, depositato da due ditte farmaceutiche estere. ricerca cannabis oncologia Il benessere del paziente La Cannabis è oggetto di studio in molte terapie (oncologiche, infiammatorie croniche, neurodegenerative, ecc.) anche come farmaco in grado di migliorare il senso di benessere nel paziente. Secondo il professor Nabissi, questo obiettivo è un fondamentale risultato terapeutico, che non dovrebbe mai prescindere dalla terapia che il paziente sta seguendo. Le combinazioni farmacologiche dovrebbero agire nel ridurre, eliminare o rallentare il decoroso di una malattia, ma se la terapia farmacologica ha una tossicità tale da creare nel paziente un malessere aggiuntivo, si deve fortemente valutare l’aggiunta di altri trattamenti terapeutici mirati a ridurre il malessere del paziente e la terapia con Cannabis può fornire un grande valore aggiunto. L’opera del professor Massimo Nabissi rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama della ricerca sui cannabinoidi, che hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi. Non è corretto cercare di individuare nella Cannabis “la molecola che cura il cancro” in quanto purtroppo non è ancora possibile trovare un singolo trattamento in grado di sconfiggere il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata. C’è ancora molta strada da fare per integrare pienamente la Cannabis Terapeutica nelle cure oncologiche tradizionali, ma il lavoro di Nabissi ha aperto nuove possibilità di trattamento. In futuro, si auspica che studi clinici su larga scala possano portare a un uso più diffuso e sicuro della Cannabis in oncologia.
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  • CONOSCI L' OLIO DI CBD!!????
    POTENTE ED EFFICACE ANTINFIAMMATORIO E ANTIDOLORIFICO .
    NESSUN EFFETTO COLLATERALE POCHE GOCCE POSSONO CAMBIARE RADICALMENTE LA TUA VITA.
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    La terapia si fa con assunzione delle gocce sotto la lingua ma il CBD agisce anche per uso topico spalmato nella zona del dolore.
    IMPORTANTE ASSUMERE IL GIUSTO DOSAGGIO NON ESISTE UNA POSOLOGIA CHE VADA BENE PER TUTTI OGNUNO DEVE TROVARE IL PROPRIO DOSAGGIO INDIVIDUALE PER CONTINUARE LA TERAPIA.
    Non va confuso olio di semi di canapa con l'olio di CBD : sono due prodotti completamente diversi.


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  • “Sicuramente una lettura obbligata per chiunque sia coinvolto nella politica e nel governo del mondo arabo”. The Daily Star Di HH Sheikh Mohammed bin Rashid al Maktoum. The Daily Star “Per chiunque voglia sapere cosa c'è dietro i mattoni, le isole replicate e le inondazioni di visitatori che arrivano da tutto il mondo”. Il libro “non è all'insegna dell'egocentrismo e dell'autoglorificazione... non è una fantasia romanzata... è semplicemente una riflessione personale e umana con una grande carica positiva e una proiezione di speranza”. Asharq Alawsat Incentrata principalmente sullo sviluppo e sulla gestione di successo dei Paesi, con Dubai come modello di riferimento, questa preziosa pubblicazione acquista ulteriore importanza per il suo autorevole resoconto delle varie componenti dello sviluppo, basato sull'esperienza personale e sul coinvolgimento quotidiano, piuttosto che su teorie ed esperimenti astratti. Pur rivolgendosi alla popolazione di Dubai e degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohammed si rivolge al mondo arabo e musulmano. La storia di successo di Dubai può essere ripetuta in altri Paesi arabi. Il libro, quindi, rappresenta un messaggio di ottimismo sulla possibilità di raggiungere una seconda fase di sviluppo eccezionale in tutto il mondo arabo e musulmano. La prova che fornisce è proprio Dubai
    A mio avviso, questo libro deve essere insegnato nelle scuole, per far capire che questo modello di città e di comunità è possibile ovunque la politica lo voglia intendere.
    Un modello virtuoso dove rispetto e condivisione si incontrano e dove alcune regole governano ciò che è stato definita la città più sicura del mondo!
    “Sicuramente una lettura obbligata per chiunque sia coinvolto nella politica e nel governo del mondo arabo”. The Daily Star Di HH Sheikh Mohammed bin Rashid al Maktoum. The Daily Star “Per chiunque voglia sapere cosa c'è dietro i mattoni, le isole replicate e le inondazioni di visitatori che arrivano da tutto il mondo”. Il libro “non è all'insegna dell'egocentrismo e dell'autoglorificazione... non è una fantasia romanzata... è semplicemente una riflessione personale e umana con una grande carica positiva e una proiezione di speranza”. Asharq Alawsat Incentrata principalmente sullo sviluppo e sulla gestione di successo dei Paesi, con Dubai come modello di riferimento, questa preziosa pubblicazione acquista ulteriore importanza per il suo autorevole resoconto delle varie componenti dello sviluppo, basato sull'esperienza personale e sul coinvolgimento quotidiano, piuttosto che su teorie ed esperimenti astratti. Pur rivolgendosi alla popolazione di Dubai e degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohammed si rivolge al mondo arabo e musulmano. La storia di successo di Dubai può essere ripetuta in altri Paesi arabi. Il libro, quindi, rappresenta un messaggio di ottimismo sulla possibilità di raggiungere una seconda fase di sviluppo eccezionale in tutto il mondo arabo e musulmano. La prova che fornisce è proprio Dubai A mio avviso, questo libro deve essere insegnato nelle scuole, per far capire che questo modello di città e di comunità è possibile ovunque la politica lo voglia intendere. Un modello virtuoso dove rispetto e condivisione si incontrano e dove alcune regole governano ciò che è stato definita la città più sicura del mondo!
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  • https://www.facebook.com/groups/1851486808466536/permalink/3505929936355540/
    PERCHE' I VENEZIANI E I VENETI NON SONO ITALIANI?DALL'ACCADEMIA DELLA CRUSCA

    Così scrive il geografo O.Marinelli (1923)...

    Il nome antico “Venetia” è tratto dall’etnico veneto “Veneti o anche Venedi o Vendi” e vuol dire “terra o luogo dei veneti”.....

    Il corrispondente greco Ένετοί....Enetoi-eneti-venetoi-veneti.

    Un tempo (all'epoca di Cesare Augusto) con tale denominazione "la Venetia" si indicava tutta l'area popolata dai veneti, dall'Istria, alla Carinzia, all'Adda poi intorno al VII/VIII sec. d.C. con tale termine si è incominciato a indicare la città lagunare propriamente detta. Successivamente l'area complessiva dei veneti adriatici si è indicata anche con il plurale "le venetie" da cui "triveneto e trevenezie".Oggi Venezia è in lingua italiana quello che Venesia o Venessia è in lingua veneta.In passato in lingua veneta si diceva e anche si scriveva: Vegnesia, Venegia o Venigia, Venethia, Vienexia(la “x” sta per “s” sonora come nell’italiano “chiesa”), in friulano anche Vignesia (tratto dall'opera "Dal venetico al veneto" di Giovan Battista Pellegrini collana filologia veneta-testi e studi).I veneti attuali prevalentemente discendono dai veneti antichi, loro avi.Il popolo veneto per lo più è di origine indoeuropea con assorbimento degli autoctoni pre o protoindoeuropei come gli Euganei(?) e successivamente con l'integrazione/assimilazione delle minoranze quì immigrate nel corso dei secoli.

    Gran parte del nucleo centrale ed essenziale della lingua veneta deriva dal veneto antico e questo affonda nell’indoeuropeo dove si trovano anche le radici di tante altre lingue impropriamente ed equivocamente dette neolatine o romanze (tali radici sono tecnicamente ma miseramente e riduttivamente dette soltanto sostrati, chissà perché?).Per indoeuropeo s'intende una fase molto più antica nel cammino storico delle genti e delle loro lingue, localizzata geograficamente nella vasta area mediorientale, altrimenti definibile anche come semitica per raccordarci a quanto preferito dall'illustre filologo Giovanni Semerano.Il venetico è stata una delle lingue antiche che hanno dato vita alla lingua latina ed era affine anche al greco (A.L. Prosdocimi).Si osservino le grafie degli alfabeti antichi prelatini: fenicio, paleogreco, venetico, retico, etrusco, ligure, preromano laziale....sono tutti molto simili a testimonianza di una cultura prelatina e preromana (multietnica e multinazionale) con radici comuni e molte altre affinità dovute ai continui rapporti socio-economici-culturali tra le genti.La somiglianza o affinità tra tante lingue (statuali e nazionali) e lingue dialettali della penisola italica e del continente europeo di ieri è principalmente dovuta alle comuni radici indoeuropee e alla vicinanza secolare delle genti, successivamente anche all’influenza della lingua colta-franca e multinazionale latina e per l’Italia negli ultimi secoli per influenza della lingua colta-franca e multietnica o multinazionale italiana, divenuta la prima lingua ufficiale dello stato italiano.In purpuosito anche il Devoto (1958-1965) ha tentato di interpretare l’etnico “veneti” da wenet-o che si inquadra bene nella grammatica ie (indoeruropea) come aggettivo verbale....non può che identificarsi che con la base dei = conquistatori = organizzatori = realizzatori = che, con diversa sfumatura, può solo essere accettabile e comprensibile, così da quelli che se la sono attribuita, come da quanti appartenenti alla stessa comunità linguistica, venivano a doverla comprendere e accettare (tratto da "Il mito dei veneti" di Giuseppe Segato e altri).Dei Veneti, di noi Veneti o meglio dei nostri progenitori ne han scritto tra gli altri:Omero....Scilace (VI sec. a.C.)Erodoto e Sofocle (v sec. a. C.)Polibio (II sec. a. C.)Cesare, Strabone (I sec.a.C.)Plinio (I sec. d.C.)Altri:Euripide, Teopompo, Meandrio di Mileto, Polemone di Ilio, Catone, Apollonio, Tolomeo, Dione Cassio, Tito Livio, Virgilio, Pomponio Mela, Cornelio, P. Trogo, Tacito, Arriano, Solino, .....In rete si trova moltissimo materiale interessante:I veneti fin dalla più remota antichità, sono sempre stati un popolo aperto al mondo/nel mondo e per questo hanno sempre assunto come seconda lingua quella franca e più diffusa nelle varie epoche o fasi della storia:dalla lingua franca del medio oriente (potrebbe essere stata il fenicio), alla lingua grega (greca), poi al latino, al francese(XII sec. d.C.), all’italiano dei giorni nostri (dando allo sviluppo del latino e dell'italiano un contributo vigoroso) e oggi all'inglese.

    La Serenissima nei territori ad essa soggetti, non ha mai imposto la sua lingua “il veneto veneziano”, anzi spesso ha fatto propria la lingua di quei popoli e di quei territori, nel massimo rispetto di tutte le genti.

    Anziché soffocare le lingue altrui i veneti le hanno fatte proprie arricchendosi.
    https://www.facebook.com/groups/1851486808466536/permalink/3505929936355540/ PERCHE' I VENEZIANI E I VENETI NON SONO ITALIANI?DALL'ACCADEMIA DELLA CRUSCA Così scrive il geografo O.Marinelli (1923)... Il nome antico “Venetia” è tratto dall’etnico veneto “Veneti o anche Venedi o Vendi” e vuol dire “terra o luogo dei veneti”..... Il corrispondente greco Ένετοί....Enetoi-eneti-venetoi-veneti. Un tempo (all'epoca di Cesare Augusto) con tale denominazione "la Venetia" si indicava tutta l'area popolata dai veneti, dall'Istria, alla Carinzia, all'Adda poi intorno al VII/VIII sec. d.C. con tale termine si è incominciato a indicare la città lagunare propriamente detta. Successivamente l'area complessiva dei veneti adriatici si è indicata anche con il plurale "le venetie" da cui "triveneto e trevenezie".Oggi Venezia è in lingua italiana quello che Venesia o Venessia è in lingua veneta.In passato in lingua veneta si diceva e anche si scriveva: Vegnesia, Venegia o Venigia, Venethia, Vienexia(la “x” sta per “s” sonora come nell’italiano “chiesa”), in friulano anche Vignesia (tratto dall'opera "Dal venetico al veneto" di Giovan Battista Pellegrini collana filologia veneta-testi e studi).I veneti attuali prevalentemente discendono dai veneti antichi, loro avi.Il popolo veneto per lo più è di origine indoeuropea con assorbimento degli autoctoni pre o protoindoeuropei come gli Euganei(?) e successivamente con l'integrazione/assimilazione delle minoranze quì immigrate nel corso dei secoli. Gran parte del nucleo centrale ed essenziale della lingua veneta deriva dal veneto antico e questo affonda nell’indoeuropeo dove si trovano anche le radici di tante altre lingue impropriamente ed equivocamente dette neolatine o romanze (tali radici sono tecnicamente ma miseramente e riduttivamente dette soltanto sostrati, chissà perché?).Per indoeuropeo s'intende una fase molto più antica nel cammino storico delle genti e delle loro lingue, localizzata geograficamente nella vasta area mediorientale, altrimenti definibile anche come semitica per raccordarci a quanto preferito dall'illustre filologo Giovanni Semerano.Il venetico è stata una delle lingue antiche che hanno dato vita alla lingua latina ed era affine anche al greco (A.L. Prosdocimi).Si osservino le grafie degli alfabeti antichi prelatini: fenicio, paleogreco, venetico, retico, etrusco, ligure, preromano laziale....sono tutti molto simili a testimonianza di una cultura prelatina e preromana (multietnica e multinazionale) con radici comuni e molte altre affinità dovute ai continui rapporti socio-economici-culturali tra le genti.La somiglianza o affinità tra tante lingue (statuali e nazionali) e lingue dialettali della penisola italica e del continente europeo di ieri è principalmente dovuta alle comuni radici indoeuropee e alla vicinanza secolare delle genti, successivamente anche all’influenza della lingua colta-franca e multinazionale latina e per l’Italia negli ultimi secoli per influenza della lingua colta-franca e multietnica o multinazionale italiana, divenuta la prima lingua ufficiale dello stato italiano.In purpuosito anche il Devoto (1958-1965) ha tentato di interpretare l’etnico “veneti” da wenet-o che si inquadra bene nella grammatica ie (indoeruropea) come aggettivo verbale....non può che identificarsi che con la base dei = conquistatori = organizzatori = realizzatori = che, con diversa sfumatura, può solo essere accettabile e comprensibile, così da quelli che se la sono attribuita, come da quanti appartenenti alla stessa comunità linguistica, venivano a doverla comprendere e accettare (tratto da "Il mito dei veneti" di Giuseppe Segato e altri).Dei Veneti, di noi Veneti o meglio dei nostri progenitori ne han scritto tra gli altri:Omero....Scilace (VI sec. a.C.)Erodoto e Sofocle (v sec. a. C.)Polibio (II sec. a. C.)Cesare, Strabone (I sec.a.C.)Plinio (I sec. d.C.)Altri:Euripide, Teopompo, Meandrio di Mileto, Polemone di Ilio, Catone, Apollonio, Tolomeo, Dione Cassio, Tito Livio, Virgilio, Pomponio Mela, Cornelio, P. Trogo, Tacito, Arriano, Solino, .....In rete si trova moltissimo materiale interessante:I veneti fin dalla più remota antichità, sono sempre stati un popolo aperto al mondo/nel mondo e per questo hanno sempre assunto come seconda lingua quella franca e più diffusa nelle varie epoche o fasi della storia:dalla lingua franca del medio oriente (potrebbe essere stata il fenicio), alla lingua grega (greca), poi al latino, al francese(XII sec. d.C.), all’italiano dei giorni nostri (dando allo sviluppo del latino e dell'italiano un contributo vigoroso) e oggi all'inglese. La Serenissima nei territori ad essa soggetti, non ha mai imposto la sua lingua “il veneto veneziano”, anzi spesso ha fatto propria la lingua di quei popoli e di quei territori, nel massimo rispetto di tutte le genti. Anziché soffocare le lingue altrui i veneti le hanno fatte proprie arricchendosi.
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    LIBRO D'ORO DELLA REPUBBLICA DI SAN MARCO | PERCHE' I VENEZIANI E I VENETI NON SONO ITALIANI
    PERCHE' I VENEZIANI E I VENETI NON SONO ITALIANI? DALL'ACCADEMIA DELLA CRUSCA: Così scrive il geografo O.Marinelli (1923) ....Il nome antico “Venetia” è tratto dall’etnico veneto “Veneti o anche...
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  • Casa: arriva lo spalmacrediti. La beffa dello retroattività.

    L'Italia è un paese meraviglioso in cui si studia al governo per complicare le cose e rendere la vita delle persone più complicate.

    Non solo, prima ti illudono di aiutarti e poi ti chiedono il rimborso con gli interessi.

    Fidatevi gente, fidatevi! E andate a votare, mi raccomando!

    #casa #spalmacrediti #beffa #retroattività #superbonus
    Casa: arriva lo spalmacrediti. La beffa dello retroattività. L'Italia è un paese meraviglioso in cui si studia al governo per complicare le cose e rendere la vita delle persone più complicate. Non solo, prima ti illudono di aiutarti e poi ti chiedono il rimborso con gli interessi. Fidatevi gente, fidatevi! E andate a votare, mi raccomando! #casa #spalmacrediti #beffa #retroattività #superbonus
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  • US Bank e Edmond De Rothschild Holding SA hanno recentemente reso noti importanti investimenti in ETF spot su Bitcoin.

    L'investimento di US Bank, rivelato l'8 maggio, ammonta a oltre 15 milioni di dollari in vari ETF, tra cui FBTC di Fidelity, GBTC di Grayscale e IBIT di BlackRock.

    Il 9 maggio, Edmond De Rothschild Holding SA ha rivelato un investimento di oltre 4,2 milioni di dollari, principalmente nell'IBIT di BlackRock, con un importo minore in GBTC”.

    #ETF #spot #Bitcoin
    US Bank e Edmond De Rothschild Holding SA hanno recentemente reso noti importanti investimenti in ETF spot su Bitcoin. L'investimento di US Bank, rivelato l'8 maggio, ammonta a oltre 15 milioni di dollari in vari ETF, tra cui FBTC di Fidelity, GBTC di Grayscale e IBIT di BlackRock. Il 9 maggio, Edmond De Rothschild Holding SA ha rivelato un investimento di oltre 4,2 milioni di dollari, principalmente nell'IBIT di BlackRock, con un importo minore in GBTC”. #ETF #spot #Bitcoin
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  • #superbonus #manovra #spalmacrediti #lavori

    Perplessità dei commercialisti?

    Siamo messi bene in...Italia.

    Poi ci si meraviglia se gli investitori stranieri non vengono in Italia
    #superbonus #manovra #spalmacrediti #lavori Perplessità dei commercialisti? Siamo messi bene in...Italia. Poi ci si meraviglia se gli investitori stranieri non vengono in Italia
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  • https://www.linkedin.com/posts/faisal-al-hashmi-6963198b_good-afternoon-dubai-follow-share-activity-7184862191534096384-tKDO
    Che meraviglia! Non vi piacerebbe vivere qui?
    #Dubai #Palm #Jumeirah
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