• Vi ricordate questi versi? «Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare?»

    L’Infinito è forse la più famosa poesia al mondo. E c’è un motivo se ancora oggi milioni di ragazzi la amano. Ecco, immaginatevi un giovane di appena vent’anni che sta da solo, sull’amato colle, fissa l’orizzonte e si domanda cosa ci sia là, oltre l’orizzonte. Pensate che quando scrisse l’Infinito, Leopardi aveva quasi perduto la vista. Ma a dispetto della malattia, della quasi cecità, Leopardi è pieno di entusiasmo, vuole sentire, conoscere, vedere.

    Non si arrende, non esita, non si rassegna ma «osa»; non cerca la strada più facile, quella che «tutti» percorrono, ma si slancia verso l'infinito. E in quell’istante non vede più l’albero, non vede la siepe che gli sta davanti, non vede gli ostacoli che la vita ti mette davanti. Ma «sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo. (…) e il naufragar m’è dolce in questo mare».

    Perché Leopardi usa proprio la parola «fingo»? Ecco fingo è un latinismo, significa creare, immaginare, dare forma. Ma anche conoscere. Perché immaginare e conoscere sono la stessa cosa. Che cosa vi sta dicendo Leopardi? Che dall’immaginazione nasce la ricchezza più grande. Einstein diceva: «La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.» Per Shakespeare invece siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. Leopardi, Einstein, Shakespeare, Nietzsche… generazioni di poeti e di scrittori vi stanno dicendo la stesse cosa: siate creatori non emulatori.

    Si rovina un ragazzino nel modo più sicuro, se gli si insegna a considerare il «pensare allo stesso modo» più importante del «pensare in un altro modo.» A forza di fare da cassa di risonanza per i pensieri e le parole pensate da altri cervelli, diventiamo noi stessi cervelli presi in prestito. Superflui. Non necessari. Ecco perché nella società degli influencer, dei guru della moda, delle idee e delle opinioni leggere Leopardi fa bene all’anima. Perché ci ricorda che se vogliamo salvarci, dobbiamo rinunciare all’ovvio. Non dobbiamo replicare ed emulare ma immaginare.

    Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X Tratto da «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera». Potete leggerne un estratto gratuito qui: https://www.amazon.it/innamorarsi-Karenina-leggere-classici-lezioni/dp/8807174359

    #letteratura #istruzione #leopardi #cultura
    Vi ricordate questi versi? «Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare?» L’Infinito è forse la più famosa poesia al mondo. E c’è un motivo se ancora oggi milioni di ragazzi la amano. Ecco, immaginatevi un giovane di appena vent’anni che sta da solo, sull’amato colle, fissa l’orizzonte e si domanda cosa ci sia là, oltre l’orizzonte. Pensate che quando scrisse l’Infinito, Leopardi aveva quasi perduto la vista. Ma a dispetto della malattia, della quasi cecità, Leopardi è pieno di entusiasmo, vuole sentire, conoscere, vedere. Non si arrende, non esita, non si rassegna ma «osa»; non cerca la strada più facile, quella che «tutti» percorrono, ma si slancia verso l'infinito. E in quell’istante non vede più l’albero, non vede la siepe che gli sta davanti, non vede gli ostacoli che la vita ti mette davanti. Ma «sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo. (…) e il naufragar m’è dolce in questo mare». Perché Leopardi usa proprio la parola «fingo»? Ecco fingo è un latinismo, significa creare, immaginare, dare forma. Ma anche conoscere. Perché immaginare e conoscere sono la stessa cosa. Che cosa vi sta dicendo Leopardi? Che dall’immaginazione nasce la ricchezza più grande. Einstein diceva: «La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.» Per Shakespeare invece siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. Leopardi, Einstein, Shakespeare, Nietzsche… generazioni di poeti e di scrittori vi stanno dicendo la stesse cosa: siate creatori non emulatori. Si rovina un ragazzino nel modo più sicuro, se gli si insegna a considerare il «pensare allo stesso modo» più importante del «pensare in un altro modo.» A forza di fare da cassa di risonanza per i pensieri e le parole pensate da altri cervelli, diventiamo noi stessi cervelli presi in prestito. Superflui. Non necessari. Ecco perché nella società degli influencer, dei guru della moda, delle idee e delle opinioni leggere Leopardi fa bene all’anima. Perché ci ricorda che se vogliamo salvarci, dobbiamo rinunciare all’ovvio. Non dobbiamo replicare ed emulare ma immaginare. Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X ➡️ Tratto da «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera». Potete leggerne un estratto gratuito qui: https://www.amazon.it/innamorarsi-Karenina-leggere-classici-lezioni/dp/8807174359 #letteratura #istruzione #leopardi #cultura
    Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera. L'arte di leggere i classici in dieci brevi lezioni : Middei, Guendalina: Amazon.it: Libri
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