• QUAL È LA PRIMA CAUSA DI STRESS OSSIDATIVO , RESPONSABILE DELL' INVECCHIAMENTO E DELLA DEGENERAZIONE CELLULARE, DELL' INDEBOLIMENTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO , NONCHÉ DI NUMEROSE MALATTIE?
    RISPOSTA:
    LO STRESS PSICOLOGICO!!!.

    COSA CAUSA LO STRESS PSICOLOGICO?

    SONO MOLTI I FATTORI COINVOLTI, MA LE DIFFICOLTÀ ECONOMICHE SEMBRANO PROPRIO ESSERE IN TESTA ALLA CLASSIFICA.
    AUMENTA IL TUO BENESSERE E LE TUE POSSIBILITÀ ECONOMICHE CON LIFEGROUPCHAT!!
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  • Oltre a misurarti i dati sulla salute ti da anche la possibilità di guadagnare!!!Stasera scade la promo,se t'interessa Contattami!!!
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  • 900 casi di cecità, 700 complicazioni in gravidanza. E 3000 decessi. I dati del Report di Pfizer confermano solo ora che era proprio vero: la vaccinazione voleva dire rischiare la vita.

    https://lanuovabq.it/it/3000-morti-pfizer-ammette-con-freddezza-il-dramma-dei-danneggiati
    900 casi di cecità, 700 complicazioni in gravidanza. E 3000 decessi. I dati del Report di Pfizer confermano solo ora che era proprio vero: la vaccinazione voleva dire rischiare la vita. https://lanuovabq.it/it/3000-morti-pfizer-ammette-con-freddezza-il-dramma-dei-danneggiati
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  • Massimo Nabissi e i cannabinoidi in oncologia
    Il professor Massimo Nabissi, biologo e ricercatore presso l’Università di Camerino, è una figura di rilievo nel campo della ricerca pre-clinica e ha concentrato i suoi studi su oncologia, immunologia e infiammazione.
    Si dedica con particolare interesse ai fitocannabinoidi, i composti bioattivi estratti dalla Cannabis. Le sue ricerche, che includono CBD e il THC, si sono rivelate fondamentali per esplorare nuove frontiere terapeutiche, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei tumori.

    Le prime ricerche
    Dopo aver lavorato per diversi anni nell’ambito della oncologia sperimentale, il professor Nabissi si è interessato allo studio della Cannabis grazie alla lettura di evidenze sperimentali in lavori scientifici e allo studio su un recettore la cui attività veniva regolata dal cannabidiolo.

    Nel 2010, Nabissi ha avviato le prime sperimentazioni con CBD e THC in cellule tumorali di glioblastoma e mieloma multiplo, che hanno evidenziato un ruolo anti-tumorale sia per il THC che per CBD. Inoltre, la combinazione con i chemioterapici utilizzati nella terapia standard per questi tumori, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD fosse in grado di aumentare l’effetto citotossico degli stessi chemioterapici e come l’aggiunta dei cannabinoidi potesse permettere di ottenere un effetto antitumorale maggiore, permettendo di ridurre le dosi dei chemioterapici. Questi dati hanno suggerito un effetto sinergico dei cannabinoidi con alcuni tipi di chemioterapici (ossia, l’effetto delle combinazioni è maggiore della somma delle singole molecole).

    Il potere dei cannabinoidi

    Massimo Nabissi ha proseguito la sua attività di ricerca studiando le interazioni di CBD e THC con altri cannabinoidi in diversi modelli sperimentali di tumore (glioblastoma, mieloma multiplo, pancreas, endometrio) e valutando i potenziali effetti sinergici dei cannabinoidi con altri fitoterapici o altre terapie palliative. Il suo lavoro è stato pubblicato nel 2015 sull’International Journal of Cancer, una prestigiosa rivista scientifica internazionale in ambito oncologico.

    I dati significativi ottenuti grazie al suo lavoro di ricerca pre-clinica hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti affetti da mieloma multiplo.

    Meccanismi d’azione
    Uno degli aspetti più interessanti delle ricerche di Nabissi riguarda i meccanismi molecolari con cui i fitocannabinoidi agiscono. Il CBD e il THC, sebbene condividano alcune caratteristiche, interagiscono con i recettori cellulari in modo diverso. Non si limitano infatti a legarsi ai classici recettori CB1 e CB2, ma coinvolgono una vasta gamma di recettori, come quelli vanilloidi (TRPV1-2-3-4) e PPAR-gamma. Questa complessità molecolare permette ai cannabinoidi di indurre la morte selettiva delle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane, un obiettivo cruciale nelle terapie antitumorali.

    Il futuro della Cannabis Terapeutica
    Nonostante le potenzialità dimostrate dai fitocannabinoidi nei modelli pre-clinici, Nabissi sottolinea che la comunità scientifica è ancora lontana dall’utilizzare la Cannabis come terapia standardizzata contro i tumori. La mancanza di studi clinici su larga scala è uno dei principali ostacoli, ma vi sono molte speranze che le sperimentazioni avviate in altri paesi possano fornire dati solidi. Fino ad oggi, il professor Nabissi ha lavorato principalmente con composti purificati, ma è interessato a esplorare il potenziale degli estratti full spectrum, che potrebbero avere effetti più complessi e promettenti.

    L’Italia è attualmente uno dei pochi paesi in cui, tra mille difficoltà, si riesce a fare ricerca con derivati della Cannabis, ma è estremamente difficile reperire finanziamenti mirati. Per quanto riguarda il lavoro sul mieloma multiplo, la ricerca è stata presa come riferimento per il deposito di un brevetto sull’uso di derivati della Cannabis, depositato da due ditte farmaceutiche estere.

    ricerca cannabis oncologia

    Il benessere del paziente
    La Cannabis è oggetto di studio in molte terapie (oncologiche, infiammatorie croniche, neurodegenerative, ecc.) anche come farmaco in grado di migliorare il senso di benessere nel paziente. Secondo il professor Nabissi, questo obiettivo è un fondamentale risultato terapeutico, che non dovrebbe mai prescindere dalla terapia che il paziente sta seguendo. Le combinazioni farmacologiche dovrebbero agire nel ridurre, eliminare o rallentare il decoroso di una malattia, ma se la terapia farmacologica ha una tossicità tale da creare nel paziente un malessere aggiuntivo, si deve fortemente valutare l’aggiunta di altri trattamenti terapeutici mirati a ridurre il malessere del paziente e la terapia con Cannabis può fornire un grande valore aggiunto.

    L’opera del professor Massimo Nabissi rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama della ricerca sui cannabinoidi, che hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi.

    Non è corretto cercare di individuare nella Cannabis “la molecola che cura il cancro” in quanto purtroppo non è ancora possibile trovare un singolo trattamento in grado di sconfiggere il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata.

    C’è ancora molta strada da fare per integrare pienamente la Cannabis Terapeutica nelle cure oncologiche tradizionali, ma il lavoro di Nabissi ha aperto nuove possibilità di trattamento. In futuro, si auspica che studi clinici su larga scala possano portare a un uso più diffuso e sicuro della Cannabis in oncologia.
    Massimo Nabissi e i cannabinoidi in oncologia Il professor Massimo Nabissi, biologo e ricercatore presso l’Università di Camerino, è una figura di rilievo nel campo della ricerca pre-clinica e ha concentrato i suoi studi su oncologia, immunologia e infiammazione. Si dedica con particolare interesse ai fitocannabinoidi, i composti bioattivi estratti dalla Cannabis. Le sue ricerche, che includono CBD e il THC, si sono rivelate fondamentali per esplorare nuove frontiere terapeutiche, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei tumori. Le prime ricerche Dopo aver lavorato per diversi anni nell’ambito della oncologia sperimentale, il professor Nabissi si è interessato allo studio della Cannabis grazie alla lettura di evidenze sperimentali in lavori scientifici e allo studio su un recettore la cui attività veniva regolata dal cannabidiolo. Nel 2010, Nabissi ha avviato le prime sperimentazioni con CBD e THC in cellule tumorali di glioblastoma e mieloma multiplo, che hanno evidenziato un ruolo anti-tumorale sia per il THC che per CBD. Inoltre, la combinazione con i chemioterapici utilizzati nella terapia standard per questi tumori, ha evidenziato come l’aggiunta di THC e CBD fosse in grado di aumentare l’effetto citotossico degli stessi chemioterapici e come l’aggiunta dei cannabinoidi potesse permettere di ottenere un effetto antitumorale maggiore, permettendo di ridurre le dosi dei chemioterapici. Questi dati hanno suggerito un effetto sinergico dei cannabinoidi con alcuni tipi di chemioterapici (ossia, l’effetto delle combinazioni è maggiore della somma delle singole molecole). Il potere dei cannabinoidi Massimo Nabissi ha proseguito la sua attività di ricerca studiando le interazioni di CBD e THC con altri cannabinoidi in diversi modelli sperimentali di tumore (glioblastoma, mieloma multiplo, pancreas, endometrio) e valutando i potenziali effetti sinergici dei cannabinoidi con altri fitoterapici o altre terapie palliative. Il suo lavoro è stato pubblicato nel 2015 sull’International Journal of Cancer, una prestigiosa rivista scientifica internazionale in ambito oncologico. I dati significativi ottenuti grazie al suo lavoro di ricerca pre-clinica hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti affetti da mieloma multiplo. Meccanismi d’azione Uno degli aspetti più interessanti delle ricerche di Nabissi riguarda i meccanismi molecolari con cui i fitocannabinoidi agiscono. Il CBD e il THC, sebbene condividano alcune caratteristiche, interagiscono con i recettori cellulari in modo diverso. Non si limitano infatti a legarsi ai classici recettori CB1 e CB2, ma coinvolgono una vasta gamma di recettori, come quelli vanilloidi (TRPV1-2-3-4) e PPAR-gamma. Questa complessità molecolare permette ai cannabinoidi di indurre la morte selettiva delle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane, un obiettivo cruciale nelle terapie antitumorali. Il futuro della Cannabis Terapeutica Nonostante le potenzialità dimostrate dai fitocannabinoidi nei modelli pre-clinici, Nabissi sottolinea che la comunità scientifica è ancora lontana dall’utilizzare la Cannabis come terapia standardizzata contro i tumori. La mancanza di studi clinici su larga scala è uno dei principali ostacoli, ma vi sono molte speranze che le sperimentazioni avviate in altri paesi possano fornire dati solidi. Fino ad oggi, il professor Nabissi ha lavorato principalmente con composti purificati, ma è interessato a esplorare il potenziale degli estratti full spectrum, che potrebbero avere effetti più complessi e promettenti. L’Italia è attualmente uno dei pochi paesi in cui, tra mille difficoltà, si riesce a fare ricerca con derivati della Cannabis, ma è estremamente difficile reperire finanziamenti mirati. Per quanto riguarda il lavoro sul mieloma multiplo, la ricerca è stata presa come riferimento per il deposito di un brevetto sull’uso di derivati della Cannabis, depositato da due ditte farmaceutiche estere. ricerca cannabis oncologia Il benessere del paziente La Cannabis è oggetto di studio in molte terapie (oncologiche, infiammatorie croniche, neurodegenerative, ecc.) anche come farmaco in grado di migliorare il senso di benessere nel paziente. Secondo il professor Nabissi, questo obiettivo è un fondamentale risultato terapeutico, che non dovrebbe mai prescindere dalla terapia che il paziente sta seguendo. Le combinazioni farmacologiche dovrebbero agire nel ridurre, eliminare o rallentare il decoroso di una malattia, ma se la terapia farmacologica ha una tossicità tale da creare nel paziente un malessere aggiuntivo, si deve fortemente valutare l’aggiunta di altri trattamenti terapeutici mirati a ridurre il malessere del paziente e la terapia con Cannabis può fornire un grande valore aggiunto. L’opera del professor Massimo Nabissi rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama della ricerca sui cannabinoidi, che hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi. Non è corretto cercare di individuare nella Cannabis “la molecola che cura il cancro” in quanto purtroppo non è ancora possibile trovare un singolo trattamento in grado di sconfiggere il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata. C’è ancora molta strada da fare per integrare pienamente la Cannabis Terapeutica nelle cure oncologiche tradizionali, ma il lavoro di Nabissi ha aperto nuove possibilità di trattamento. In futuro, si auspica che studi clinici su larga scala possano portare a un uso più diffuso e sicuro della Cannabis in oncologia.
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